Con il ciclone dei cyber spioni, i fratelli romani Francesca e Giulio Occhionero, lui ‘maestro venerabile’, arrestati a Roma per spionaggio, torna di scena la massoneria. In rete circola da tempo un ‘elenco completo dei massoni italiani’, diviso per città. Un elenco datato – vi figurano anche persone defunte -, che comprende 26.410 nomi. I massoni di Rimini sono oltre 60, quasi tutti maschi. Rappresentato un bel pezzo dell’universo lavorativo: dipendenti statali, orafi, tecnici, avvocati, medici, commercianti, albergatori, giornalisti, ex politici, impiegati, insegnanti, musicisti, primari… Operai pochi, chissà perché. Tre soli i bellariesi (due medici e un consulente), venti i riccionesi (ex politici, imprenditori, avvocati, dipendenti pubblici, docenti). Nessuno di Santarcangelo: niente incappucciati sotto al campanone. Sono invece sette i cattolichini. Parecchi i nomi noti a Rimini città. Tra i tanti, spicca quello di Aureliano Bonini, notissimo consulente turistico di statura nazionale. Che figura nell’elenco però come ‘albergatore’. «A conferma che la lista è datatissima – sorride Bonini –: è passato qualche lustro da quando non faccio più… l’albergatore. Comunque da almeno quindici anni non partecipo all’attività del Grande Oriente d’Italia. Siamo solo… rimasti amici». «Del resto – continua il consulente turistico – hanno iniziato con me a fare il loro convegno annuale ‘a viso aperto’ a Rimini». «Io sono entrato nel Grande Oriente decenni fa, loggia esclusivamente maschile, a differenza di alcune delle cinque esistenti in Italia, che consideravamo e chiamavamo ‘spurie’. Quando è scoppiato lo scandalo P2 di Ligio Gelli molta gente si è spaventata, e ha smesso di frequentare. A Rimini negli anni Ottanta c’era una loggia della quale facevano parte diversi personaggi molto in vista (Bonini fa diversi nomi, che non citiamo in assenza di riscontri, ndr). Ma le logge più potenti della nostra zona avevano sede a Bologna, Forlì e Pesaro». Riti d’iniziazione, cappucci e quant’altro? «Sì certo – conferma Bonini –. Quando sono entrato io era tutto segreto. Si pagava una cifra corrispondente ad attuali 300-400 euro l’anno. Ma non posso dire che dietro ci fosse un discorso di potere. Piuttosto una sorta di club esclusivo».
