
(di Mauretta Capuano) (ANSA) – ROMA, 18 DIC – AZAR NAFISI, QUELL’ALTRO MONDO
(ADELPHI, PP 448, EURO 26). E’ talmente preoccupata
dell’attuale situazione in Iran che non pensa ad altro la
scrittrice Azar Nafisi. “Sto prendendo nota, appunti e proprio
alla luce di quello che sta accadendo in Iran mi piacerebbe
rivisitare il rapporto che esiste tra Occidente e Oriente,
soprattutto attraverso la cultura” dice all’ANSA l’autrice del
bestseller ‘Leggere Lolita a Teheran’.
L’ultimo suo libro uscito in Italia è ‘Quell’altro mondo’
(Adelphi), apparso in Iran nel 1994, in cui aveva raccontato
come ci si sente esiliati in patria e prigionieri di un regime
totalitario ostile e il legame all’amato Nabokov, mentre in Usa
è uscito a marzo 2022 ‘Read Dangerously: The Subversive Power of
Literature in Troubled Times’ che arriverà nelle librerie
italiane, sempre per Adelphi, nel 2023. “‘Read Dangerously’
parla della mentalità totalitaria ma non solo nelle società
totalitarie, anche nelle democrazie e legato a questo tema del
ruolo sovversivo della letteratura che può sconfiggere e
scardinare i regimi totalitari” dice.
In Iran, “a questo punto non è più il popolo ad avere paura, è
il regime che ha paura. E il popolo si rende conto che è in
gioco la sopravvivenza.
Sicuramente si tratta di una vera e propria sollevazione in
Iran. Nei 43 anni da quando esiste ormai la Repubblica islamica,
ci sono state altre manifestazioni e proteste però auspicavano
delle riforme. Ma l’Iran non si può riformare, adesso ci si è
resi conto che riformare il Paese vuol dire realizzare una
rivoluzione. Non ci sono vie di mezzo” spiega la Nafisi. E
aggiunge: “Non si tratta solo di una rivoluzione politica perché
se fosse solo così basterebbe uccidere o imprigionare
dissidenti, leader dell’opposizione e finirebbe come al solito.
Ma quando parliamo di decine di migliaia di giovani che si
riversano nelle strade e nelle piazze, gli sparano addosso, ma
loro il giorno dopo ritornano in piazza, allora cosa fai? Non li
puoi ammazzare tutti, mettere tutti in prigione” sottolinea la
scrittrice.
Figlia di Ahmad Nafisi, sindaco di Tehran all’epoca dello scia’
e di Nezhat Nafisi, fra le prime donne entrate al parlamento
iraniano, la Nafisi racconta di essersi sentita un esule nel suo
stesso paese. “Bisogna comunque osservare che la Repubblica
islamica dell’Iran, come qualsiasi altro regime totalitario alla
fine cerca sempre di confiscare l’identità delle persone.
Essendo una donna le pressioni poi sono state ancora più forti
nei miei confronti. La lotta attuale in corso in Iran è proprio
quella di riappropriarsi della propria identità, sia a livello
individuale, ma anche nazionale” spiega la scrittrice che vive
negli Stati Uniti dal 1997.
“Quando mi sono trasferita definitivamente negli Stati Uniti
sono rimasta molto sorpresa dal fatto che tante persone
pensavano dell’Iran ‘quella è la loro cultura, diversa. Ma
stiamo parlando di matrimoni di bambine di nove anni, di
lapidazioni, decapitazioni. Se allora guardiamo alla cultura
degli Stati Uniti con la schiavitù e alla cultura europea con
gli orrori del nazismo, ogni cultura deve vergognarsi”.
E del rapporto Russia-Iran che “è sempre stato ambivalente”, la
Nafisi sottolinea: “in parte abbiamo sempre celebrato i
pensatori e in particolare gli scrittori, i poeti, ma la Russai
ha sempre accarezzato sogni di invasione che ha, tra l’altro,
concretizzato anche in Iran. Da una parte abbiamo questa
bellissima letteratura e dall’altra il fatto che la Russia
rappresenta un pericolo per l’Iran e ovviamente per l’Ucraina.
Direi ormai che, in un certo senso, questi due paesi sono legati
e la democrazia deve prevalere in entrambi. Se avverrà questo
non potrà che contribuire a promuovere e afforzare la democrazia
a livello mondiale. E comunque per combattere la Russia non
bisogna farlo solo con le armi ma anche dal punto di vista
ideologico”.
Esile, sorridente, la scrittrice iraniana pensa alla situazione
delle donne nel mondo e in Iran. “A livello mondiale sicuramente
sono stati realizzati dei progressi ma dobbiamo fare molto di
più. In Iran prima della rivoluzione c’erano magistrate,
giudici. Le donne fin dal primo giorno si sono impegnate in
questa lotta in Iran e continuano”. (ANSA).
—
Fonte originale: Leggi ora la fonte