SE C’È una cosa alla quale è difficile credere, è nell’idea che l’atletica russa resterà fuori dalle Olimpiadi di Rio. Un fatto fin troppo evidente nella sentenza della Iaaf, apparentemente durissima con la sospensione «provvisoria e immediata» degli atleti di Putin da ogni competizione internazionale.
Nelle pieghe della punizione inflitta dal Comitato Esecutivo della Federatletica mondiale, c’è però il colpo di grancassa – la sospensione immediata che fa sensazione – e il dolce suono del violino, almeno dal punto di vista dei russi: il «tempo indeterminato». Ad una prima lettura la decisione di non fissare la scadenza della sanzione sembrerebbe un ulteriore giro di vite. In realtà apre la porta a una soluzione politica, che a poche ore dalla ‘sentenza’ pare già definita. O, meglio, aveva cominciato a prendere forma nel momento in cui i russi hanno mollato la via del «complotto politico», per mostrarsi ragionevoli, comprensivi, collaborativi. Addirittura remissivi. L’abbiamo definita la ‘strategia dell’agnello’ di Putin, con i russi che gettano la croce su atleti e dirigenti, fanno piazza pulita dei colpevoli – anche se la Wada nel suo rapporto ha denunciato il ‘doping di Stato’ che sarebbe stato orchestrato dal ministro dello sport Vitaly Mutko – e pronti «a riformare la FederAtletica russa conformemente alle richieste Iaaf e alle regole antidoping», come ha dichiarato il presidente del Comitato olimpico russo Alexander Zhukov.
Suona un pò come la storia dei buoi e la stalla, ma con un lieto fine (per i russi). Un lieto fino che si legge chiaramente nella dichiarazione di Thomas Bach, presidente del Cio: «Siamo certi che le iniziative proposte dal Comitato olimpico russo, di concerto con la Wada e la Iaaf, garantiranno la partecipazione degli atleti russi puliti ai Giochi Olimpici».
La strategia, dopo l’incontro tra Bach e Alexander Zhukov, capo del Comitato olimpico russo, è delineata: «Ho accolto con favore – ha spiegato Bach – il fatto che il Comitato russo assumerà un ruolo di primo piano per proteggere gli atleti puliti e sanzionare gli atleti dopati e i funzionari coinvolti». Dunque, pugno di ferro con i colpevoli, antidoping russo azzerato e rimesso in piedi con le indicazioni della Wada, nuovi protocolli stringenti e ferma volontà di non colpire gli atleti puliti. Così la Russia volerà a Rio. E il doping di Stato? E la probabile regia del ministro dello sport Mutko denunciata dalla Wada?
Proprio Vitaly Mutko, fedelissimo di Putin e durissimo nell’immediatezza dello scandalo, s’è fatto in quattro nella ‘strategia dell’agnello’, fino a dichiarare, ieri: «Quella della Iaaf è una decisione prevedibile e comprensibile. Abbiamo bisogno di capire cosa vogliono e dove vedono le minacce. Svilupperemo una road map comune e proveremo a fare tutto in due o tre mesi». In tempo per volare a Rio.
Resto del Carlino