Presente durante tutta l’udienza di oggi il ns. Direttore Marco Severini che fa una sintesi di quanto dichiarato dagli avvocati degli imputati a quello che tutti chiamano il ”Processo della Banca del Titano”.
Gli imputati sono Adriano Pace, ex Direttore della Banca del Titano milanese e tutt’ora residente nella Repubblica di San Marino, Stefano Marangoni e Maurizio Frezza, entrambi di Senigallia e clienti di quella che fu la Banca del Titano, ovvero quella banca che fece spendere allo Stato sammarinese più di 15 milioni di Euro per chiudere il buco relativo alla sua malagestione e per impedirne il fallimento, e che ogni sammarinese (vergognosamente) ha contribuito con l’esborso di 500 euro a testa per il ripianamento parziale dei suoi debiti, dovuti a malagestione e truffa da parte dei propri dirigenti.
La sintesi.
L’avv. Liso – Difensore del Marangoni – chiede l’assoluzione dell’imputato (Marangoni) perché il fatto non costituisce reato. Vi è un’anomalia – continua Liso – e cioè della mancata partecipazione al processo della persona offesa, osserva tuttavia che è quasi arduo inviduare chi sia questa persona offesa in riferimento al capo di imputazione, in quanto il CDA ed il presidente nella persona di Morselli non poteva non essere a conoscenza della condotta del Direttore Pace, in considerazione del fatto che lo stesso Pace risulta aver sempre partecipato ai cda. Per questo lo stesso CDA è colpevole – secondo Biso – di alcune posizioni anomale imputate al Marangoni.
Richiama tra le altre la posizione di più società che risultano aver sconfinato di più di un milione di euro senza autorizzazione formale, ne il cda è stato mai sentito ne il presidente Morselli.
L’Avv.Pari – difensore sammarinese del Marangoni – osserva che appare anomalo che non sia stata svolta alcuna indagine sulla destinazione del profitto ingiusto che risulta indicato nel capo di imputazione. Contesta di seguito la costituzione di parte civile della Ecc.ma camera non ritenendo che possa essere risarcito un danno patrimoniale. Secondo l’Avv. Pari la persona offesa è la banca e non lo Stato. Rappresenta che gli zero coupon sono quantificabile per un ammontare pari a 4 milioni di euro e non per tutto il buco della Banca del Titano.
Avv.Benni. – difensore falconarese di Frezza – dice che c’è una vistosa mancanze di prove nel concorso di Frezza alla truffa, in ogni caso ci sono molte posizioni non riconducibili al Frezza. Contesta la costituzione di parte civile da parte dello stato, al pari delle altre difese.
Non potrebbe – secondo Benni – dirsi sussistente alcun inganno e che il fatto è avvenuto dissimulando lo stato di insolvenza. Evidenzia, infine, che ne per Frezza ne per Az Trading sono mai verificati sconfinamenti e che la condotta contrattuale con la Banca del Titano è inappuntabile per il Frezza.
Avv.Lonfernini – difensore del Pace – consegna e legge al Giudice Battaglino una relazione sullo storico di questo Processo, di tutti i vizi che si sono avuti, dell’estraneità ai fatti ascritti del suo assistito e di come la Banca sia stata venduta per soli 3 euro (!!!!!), oltre al fatto che le responsabilità del buco di bilancio sono tutte politiche e di come nessuno si sia mosso per recuperare questi soldi. La copia della relazione è stata chiesta all’Avv. Lonfernini dal ns. Direttore. Attendiamo la consegna per la sua pubblicazione integrale, che faremo!