Perquisizioni nelle sedi della banca e in altri uffici. Altre 19 persone indagate.
Arrestato l’ex direttore generale della banca Tercas di Teramo, Antonio Di Matteo. Nei suoi confronti la Procura di Roma contesta i reati di bancarotta fraudolenta, ostacolo all’attività di vigilanza e associazione per delinquere. In corso perquisizioni da parte degli uomini del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza nelle sedi della banca e presso altri uffici.
Sono 19 le persone indagate insieme all’ex direttore generale. Le fiamme gialle del nucleo di Polizia Valutaria hanno effettuato decine di perquisizioni. Secondo l’accusa gli indagati avrebbero prosciugato i fondi della banca per favorire alcuni imprenditori e soci in affari.
Tra gli indagati vi e’ anche l’avvocato-imprenditore di Modena Gianpiero Samori’, che nelle ultime elezioni appoggio’ il Pdl. Le perquisizioni della GdF sono in corso in varie citta’ della penisola. Oltre 200 milioni di euro sono stati sequestrati dai militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza.
I sequestri sono avvenuti durante le perquisizioni che hanno riguardato la sede centrale di Banca Tercas, alcune filiali dell’istituto e le abitazioni private di una ventina di imprenditori indagati, ritenuti collegati all’ex direttore generale Di Matteo.
Il gip del tribunale di Roma, Wilma Passamonti, ha ordinato il sequestro preventivo per equivalente, fino a un limite massimo di 199 milioni di euro, di rapporti finanziari, partecipazioni societarie, beni immobili e mobili, frutto dei reati di associazione per delinquere transnazionale, riciclaggio, appropriazione indebita e bancarotta fraudolenta aggravata.
GLI ALTRI INDAGATI – Gli altri 18 indagati sono gli imprenditori Francescantonio Di Stefano, del settore televisivo, Raffaele Di Mario e Cosimo Di Rosa (Gruppo Dimafin), Giampiero Samorì (assicurazioni), Antonio Sarni (settore autogrill), Pancrazio Natali e Pierino Isoldi (immobiliaristi).
Tutti questi, insieme con Cinzia Ciampani, convivente di Di Matteo, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata all’ostacolo delle funzioni di vigilanza, all’appropriazione indebita, alla bancarotta fraudolenta ed al riciclaggio. Gli altri indagati, per reati meno gravi, sono l’imprenditore Vittorio Casale (appropriazione indebita), G.C., Lino Niisi, Gilberto Sacrati, XXXXXX, Lucio Giulio Capasso, Saverio Signori, Paola Ronzio, Roberto Bertuzzo e Livio Filippi.
L’ORDINANZA – Nell’ordinanza di 80 pagine firmata dal gip Wilma Passamonti si sottolinea che, grazie «al potere assoluto di decisione di Di Matteo sulle pratiche di concessione di finanziamenti al di fuori del protocolli di garanzia» gli imprenditori ottenevano «cospicue somme di danaro (fino a 49 milioni di euro per Di Stefano, ndr) a titolo di finanziamento in carenza dei presupposti di merito creditizio a fronte della disponibilità ad effettuare operazioni di acquisto con patto di rivendita di azioni della banca (cosiddetto Portage)». Un meccanismo, per gli inquirenti, che ha determinato una «sofferenza» per l’istituto di credito, attualmente commissariato da Bankitalia, per 220 milioni di euro. Contestualmente all’arresto di Di Matteo, il gip Passamonti ha disposto il sequestro preventivo di rapporti finanziari, partecipazioni societarie, beni immobili e mobili per un totale di quasi 200 milioni di euro. Tra questi quattro ville a Pomezia e Modena, 15 appartamenti in varie città, un attico con piscina, un outlet a Milano, 12 terreni, due imbarcazioni di pregio e sette autovetture.
Il Messaggero