Bancarotta e falso in bilancio, la Finanza arresta Gianni Celli. Ex Ad de La Voce

schermata-2016-10-29-alle-07-09-07La caduta di Gianni Celli si consuma all’alba di ieri mattina, quando il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza bussa alla sua casa di Verucchio per arrestarlo. Le accuse che lo confinano ai domiciliari vanno dalla bancarotta fraudolenta al falso in bilancio, fino alla malversazione ai danni dello Stato. Secondo gli inquirenti, il fondatore del quotidiano ‘La Voce’ avrebbe dirottato parte dei contributi pubblici all’editoria in altre società, legate alla sua attività di imprenditore edile.

Le Fiamme Gialle hanno messo i sigilli a beni per 9 milioni di euro, ed è in corso una rogatoria internazionale con San Marino per cercare conti correnti sul Titano. Sequestrata anche la testata del giornale (ora edito da una nuova società Edizioni delle Romagne srl non coivolta nelle indagini), affidata al curatore fallimentare e al custode giudiziario, che continuerà a uscire regolarmente in edicola.

L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, era partita un anno e mezzo fa, sull’onda del fallimento della ‘Voce di Romagna’ (luglio 2015) e da esposti presentati da ex dipendenti. Secondo la ricostruzione fatta dal Nucleo, guidato dal colonnello Marco Antonucci, Celli avrebbe ottenuto negli anni 20 milioni di euro di contributi per l’editoria, ma almeno quattro sarebbero stati dirottati dall’imprenditore di Verucchio per finanziare altre società del settore immobiliare, direttamente o indirettamente riconducibili a lui.

La bancarotta fraudolenta viene quantificata dagli investigatori in 9 milioni di euro, di qui i sigilli scattati ieri mattina sulle sue proprietà, inclusa la casa in cui vive. Per mascherare la situazione economico-patromoniale ormai irremediabilmente compromessa, dicono gli inquirenti, Celli avrebbe falsificato i bilanci della società dal 2011 al 2013, certificando crediti verso il Dipartimento dell’editoria della presidenza del Consiglio, per importi superiori a quelli reali.

La maggior parte dei beni messi sotto sequestro sono appartamenti sparsi tra Rimini, Morciano, Forlì, Ravenna e Verucchio. Celli è per ora l’unico indagato, ma l’inchiesta, che i finanzieri hanno battezzato ‘Undertone’, è tutt’altro che conclusa.

«Dall’esame dei provvedimenti cautelari eseguiti ieri – sostiene l’avvocato difensore di Celli, Alessandro Catrani – si evince che non viene contestata nessuna ipotesi di distrazione di denari delle società a vantaggio del signor Celli o dei suoi familiari. Oggetto dell’indagine rimane la complessa gestione societaria degli ultimi anni, (già connotati da una profonda crisi generale) da parte dell’indagato». Il Resto del Carlino