Bangladesh. Cooperante romagnolo trucidato in strada. Isis “abbiamo ucciso un crociato”

ISIS-Execution1ERANO le 19 di ieri quando, nel quartiere diplomatico di Dacca, in Bangladesh, Cesare Tavella, 50 anni, cooperante ravennate, ha incontrato la morte.
«Lo straniero – ha raccontato alla polizia il testimone Mohammad Mosharaf Hossein, ex sergente dell’esercito e oggi ispettore di una azienda di vigilanza – faceva jogging sulla strada 90, nei pressi dell’ambasciata pachistana e della residenza del governatore della banca del Bangladesh e aveva due persone dietro di lì. Probabilmente lo stavano seguendo. Una terza lo stava aspettando all’incrocio con la strada 83, su una moto parcheggiata davanti all’edificio della cooperazione tedesca. Era buio, perché i lampioni erano spenti, e ho pensato che volessero rapinarlo. Invece uno di quelli dietro di lui lo ha raggiunto e gli ha sparato tre colpi. Poi sono saliti sulla moto e sono fuggiti». Il cooperante è stato colpito una volta all’addome e due al torace, ma le pallottole hanno trapassato anche la mano destra e il gomito sinistro. È morto prima di arrvare in ospedale.

«PROBABILMENTE è un attacco pianificato – ha aggiunto Hossain, uno dei passanti che hanno trasportato Tavella in ospedale – perché non gli hanno preso nulla, neanche il telefonino a terra». La scena è stata vista anche dal mendicante Setara Begum e da un meccanico, tal Zainal. La polizia, intervenuta in forze, non si sbilancia sulla matrice: «È presto per trarre conclusioni».

RITA KATZ, direttrice del Site, un centro di monitoraggio dell’estremismo, ha però scritto su Twitter che l’omicidio è già stato rivendicato dallo Stato Islamico. «In un’operazione speciale dei soldati del Califfato in Bangladesh – è scritto nela rivendicazione – una pattuglia di sicurezza ha preso di mira lo spregevole crociato Cesare Tavella dopo averlo seguito in una strada di Dacca, dove gli è stato sparato a morte con armi silenziate, sia lode a Dio. Ai membri della coalizione crociata diciamo: non sarete sicuri nelle terre dei musulmani. È solo la prima goccia di pioggia»
La Farnesina e i nostri servizi segreti stanno verificando l’attendibilità della rivendicazione. Di certo il Bangladesh ha una ricco fermento terroristico. Un partito politico –
Jamaat e Islami – è stato messo fuorilegge e nel paese operano da anni gruppi come Jamatul Mujaheddin Bangladesh, nato nel 1998, che in particolare dal 2005 – anno nel quale, il 17 agosto, piazzò nello stesso giorno ben 459 bombe facendo 100 morti – al 2014 ha inanellato una lunga serie di attacchi.

DA UNA COSTOLA di Jamatul mujaheddin sarebbe nato nel 2014 il gruppo Ansarullah Bangla Team, che ha effettuato attacchi contro una serie di blogger e che nei mesi scorsi è stato colpito da 12 arresti. In particolare a dicembre sono stati arrestati un ingegnere e in esperto di informatica in possesso di un drone con il quale volevano effettuare un attentato mentre lo scorso 31 maggio sono stati arrestati altri due sponenti, uno dei quali, Aminul Islam Bais, lavorava come responsabile informatico di un imbottiglitore della Coca Cola, e con Abdullah al Galib, arrestato giorni prima, era considerato uno dei referenti dell’Isil in Bagladesh.
In Bangladesh era stato recentemente arrestato un cittadino inglese di origine bengalese, reclutatore per lo Stato Islamico. La situazione era considerata così calda che recentemente da Gran Bretagna, Usa e Spagna era stato diramato ai connazionali l’allerta terrorismo, e la nazionale australiana di cricket aveva rinunciato a un incontro in Bangladesh. Tragicamente, avevano visto giusto.