Bankitalia attacca il segreto bancario di San Marino

(…) L’effetto pratico delle disposizioni derivanti dal codice 729 e dalla relativa mancata inclusione del sistema sammarinese nel novero dei Paesi virtuosi, è stato comunicato in modo inequivocabile dall’istituto governato da Mario Draghi. Le istituzioni finanziarie sammarinesi devono essere sottoposte da quelle italiane “all’obbligo di adeguata, verifica” sia per quanto riguarda i rapporti interbancari che, per quanto riguarda i clienti che utilizzando un istituto sammarinese, si relazionano con il sistema dei pagamenti italiano. La circolare su questo aspetto è chiara criticando il fatto che in talune forme di trasferimento elettronico di fondi non si prevede: “l’acquisizione da parte delle banche italiane dei dati relativi alla clientela delle banche sammarinesi”. Una frase che taglia la testa al toro e che estende gli obblighi dell’operatività estero su estero, gravata fino a ieri di alcuni costi e della compilazione della Cvs (Comunicazione valutaria statistica), anche all’identificazione del cliente così come previsto dal decreto 231/2007 adottato dall’Italia per contrastare il riciclaggio di denaro.
Affinché non ci siano dubbi su questo, la circolare entra ancora di più nel merito: “I trasferimenti elettronici di fondi non possono essere gestiti sulla base di un codice identificativo ma richiedono complete informazioni circa l’ordinante dei pagamenti”. Indicazioni forti, che vanno a toccare il cuore del problema, quello del segreto bancario che, alla luce degli accordi Ecofin, sembrava inviolabile, almeno fino al 2012.
Bankitalia non esclude San Marino dal sistema dei pagamenti, ma pretende che chi lo utilizza sia persona nota alle autorità monetarie italiane e non coperto da codici o da “scudi protettivi” quali sono ad esempio le società finanziarie.

La Tribuna Sammarinese