Bankitalia, il governatore chiede il passo indietro alle autorità Ue sul bail-in

b50da277707351020c3861149924b5ac-kfVD-U43190226697610Y7C-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443Le Considerazioni finali del governatore di Bankitalia: le norme sul salvataggio degli istituti sono “figlie di una costruzione europea irregolare e incompleta”. Sulle sofferenze bancarie: “Problema serio, ma non va sovrastimato”

OMA – Dalla necessità di rilanciare la ripresa ai problemi del mondo bancario. Ignazio Visco, il governatore di Bankitalia, affronta tutti i nodi dell’economia italiana nella Relazione sull’anno scorso. Se la ripresa è iniziata e da consolidare, c’è anche un sistema bancario solido ma provato dalla crisi al quale certo non giova l’introduzione del bail-in: in occasione delle Considerazioni finali, il governatore torna infatti a chiedere un passo indietro alle autorità europee: “L’esperienza internazionale mostra che, a fronte di un fallimento del mercato, un intervento pubblico tempestivo può evitare una distruzione di ricchezza, senza necessariamente generare perdite per lo Stato, anzi spesso producendo guadagni”.

Più investimenti e giù il cuneo fiscale

Il governatore non critica il principio della condivisione dei rischi dei fallimenti bancari da parte di azionisti e creditori subordinati, il salvataggio interno in sé, però ribadisce che “nella sua applicazione va ricercato un equilibrio tra questo obiettivo e quello della stabilità”. Richiesta che la Banca d’Italia aveva fatto a suo tempo, ricorda Visco: “Diversamente da quanto proposto dalla delegazione italiana nelle sedi ufficiali, non è stato previsto un sufficiente periodo transitorio che consentisse a tutti i soggetti coinvolti di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime”. In ogni caso Visco non invoca la possibilità di salvataggio pubblico come misura primaria, ma solo come intervento “di natura eccezionale”.

Considerazioni finali, il testo integrale

Del resto il bail-in è figlio, osserva Visco, di una costruzione europea “irregolare, incompleta”, che “richiede, per la sua stessa sostenibilità, di essere integrata con gli elementi mancanti”. Altrimenti il rischio è il “risorgere nei sentimenti di molti cittadini europei, talora nei governi che li interpretano, di timori e pregiudizi che si credevano sepolti”, e questo ostacola i passi in avanti. In particolare “il successo concreto dell’unione monetaria, dell’unione bancaria, dell’unione dei mercati di capitali, la stessa prospettiva di un bilancio comune richiedono di compiere un salto di qualità”.

La Repubblica.it