In una partita intensissima, con un rigore sbagliato per parte (Muller e Torres), i “colchoneros” strappano il pass per San Siro grazie al momentaneo 1-1 del francese: Xabi Alonso aveva aperto le marcature, inutile il gol di Lewandowski. Seconda finale in tre anni per il “Cholo”, Guardiola lascia la Baviera senza aver mai raggiunto l’ultimo atto della Champions.
MONACO DI BAVIERA – La “guerra ideologica” la vince Diego Pablo Simeone. E nel fatto di vincerla perdendo (2-1) c’è forse tutta la poesia del sacrificio dei suoi. La sfida dell’Allianz Arena veniva dipinta come uno scontro tra visioni opposte del calcio: il possesso palla esasperato di Pep Guardiola contro l’organizzazione difensiva maniacale del “Cholo”. Anche stavolta, contro ogni pronostico, a imporsi è il calcio organizzatissimo, brutale ed essenziale dell’ex centrocampista di Inter e Lazio, che continua a sfruttare al meglio ogni singola goccia di talento a sua disposizione. Non è bello, l’Atletico Madrid. Ma è tremendamente solido. In casa del Bayern Monaco soffre le pene dell’inferno per un tempo, il primo, quando i bavaresi mettono sul campo tutta l’intensità possibile, nel recupero altissimo del pallone e nella manovra frenetica sfera a terra. Basta un tocco dello stratega per risistemare una banda votata al sacrificio e totalmente devota ai principi tattici imposti dallo staff “colchonero”. Quando gli ospiti si ridisegnano dopo l’intervallo, un lampo infiamma la doppia sfida. L’imbucata di Fernando Torres, lo stesso Fernando Torres che al Milan sembrava prossimo alla pensione e che la gestione dell’uomo di Buenos Aires ha restituito non certo ai sontuosi fasti pre-Chelsea ma quantomeno a un livello da semifinale europea, è un invito irrinunciabile per Antoine Griezmann. Mentre “Le Petit Diable” si involava verso Manuel Neuer, Pep Guardiola deve aver capito che la sua esperienza bavarese stava per concludersi senza assaporare l’ultimo atto della Champions League. La Repubblica