“Non può valere la regola che si possa far tutto senza render conto a nessuno. La risposta del Direttore di Banca Centrale Moretti all’interpellanza di Belluzzi e Mancini che scrive di volerne conoscere le ragioni deve necessariamente accendere un campanello d’allarme. Si è mancato di rispetto al Parlamento”
Ha scatenato reazioni al limite dell’indignazione la risposta che il direttore di Banca Centrale Moretti ha dato all’interpellanza presentata dai Consiglieri Iro Belluzzi e Alessandro Mancini. Alle loro richieste di poter avere la specifica delle consulenze usufruite nel triennio 2016-2018 da Cassa di Risparmio e Banca Centrale, il Presidente di Carisp Zanotti ha risposto presentando un lunghissimo elenco di voci (che tutte assieme danno qualcosa più di 5milioni di euro) mentre per l’istituto centrale il direttore Moretti ha speso poche righe nelle quali non solo non ha dato alcuna risposta ma ha preteso pure di conoscere le ragioni dell’interpellanza.
“Considerato che l’interpellanza – ha scritto Moretti – consiste nella domanda volta a conoscere i motivi o gli intendimenti della condotta del Governo in questioni che riguardano determinati aspetti della sua politica o della situazione del Paese, si chiedono chiarimenti circa le sue finalità”.
Duro il commento del Consigliere Marco Gatti: “E’ emerso che qualcuno sta facendo un business con il nostro sistema finanziario. Vuol dire che il governo deve stare sveglio, che non può dare le deleghe in bianco, che non può non essere critico e che deve approfondire. Sulle relazioni che sono state fatte su Asset c’era scritto che non avevano valore di revisione contabile ma sono state prese comunque per oro colato. Stessa cosa dicasi per la relazione della Grant Thornton che ci è costata quasi 400mila euro ma che ancora una volta reca la dicitura che non ha valore di revisione contabile. Non può valere la regola che si possa far tutto senza render conto a nessuno. La risposta del Direttore di Banca Centrale Moretti all’interpellanza di Belluzzi e Mancini che scrive di volerne conoscere le ragioni deve necessariamente accendere un campanello d’allarme. Cassa di Risparmio ha dato le informazioni, le deve dare anche Banca Centrale. Altrimenti si manca di rispetto al Parlamento. Banca Centrale lavora con soldi pubblici. Bisogna rendicontare come i soldi vengo spesi. Non solo riempirsi la bocca con il concetto dell’accountability. La stessa cosa vale per l’azione che è stata fatta nei confronti di un consigliere del nostro Parlamento, Elena Tonnini. La denuncia è un’azione intimidatoria. Non ha detto cose straordinarie, ha detto la verità. C’è poco da sindacare”. La RepubblicaSM