Alla Festa della Piadina 2025 arriva la guest star più attesa: Frida Vasini, l’azdora più famosa del web, vera icona popolare tra mestoli, storytelling e saggezza romagnola. L’appuntamento è per il 13 e 14 settembre, lungo Viale dei Platani, dove Frida terrà uno showcooking e un laboratorio di cucina a partire dalle ore 19. Ma il suo vero spettacolo – come sempre – è fatto anche di racconti, aneddoti e riflessioni che non lesinano provocazioni.
Conosciuta per i suoi oltre 10.000 follower su Instagram, Vasini si definisce “una cantastorie con il grembiule”, decisa a restituire voce e valore a quelle figure femminili che hanno fatto grande la Romagna: le azdore, madri, cuoche, reggenti silenziose, donne che – dietro ai fornelli e alle quinte – hanno trainato intere famiglie e comunità.
“La cucina per me è un mezzo per raccontare questa terra e da dove veniamo, il valore delle nostre mamme e di come le donne hanno contribuito a rendere grande la Romagna”, racconta Frida, con la sua verve conviviale e la battuta pronta.
“Ministri delle Finanze”, non semplici massaie
Ma se la sua presenza alla Festa della Piadina conquisterà pancia e cuore, è la sua narrazione sull’universo femminile romagnolo a promettere scintille. E lei lo dice senza giri di parole: “La Romagna è una terra matriarcale, ma non femminista come lo intendiamo oggi. Anche se il capofamiglia resta l’uomo, nella pratica comanda l’azdora. È lei il vero ministro degli Interni, ma soprattutto il Ministro delle Finanze”.
Un modello famigliare che potrebbe far storcere il naso, ma che Frida difende in quanto parte integrante dell’identità romagnola: “Una volta la famiglia funzionava così, anche perché i ruoli erano ben definiti e le donne avevano valori importanti. Dopo il dopoguerra, qui c’era la fame, quella vera. Le azdore hanno fatto di necessità virtù e sono cresciute forti, con un solo obiettivo: il benessere della famiglia”.
Tra ricette, detti popolari e verità scomode
Frida non è mai banale. E se in cucina racconta storie tra crespelle e strozzapreti, quando parla di società offre spunti quasi sociologici – spesso spigolosi – ma sempre radicati nella realtà del territorio.
“In Romagna sacro e profano si fondono. Le azdore nascono forti e indipendenti, anche dall’influenza della Chiesa. Spesso anche ciniche, pronte a rinunciare all’amore per la prosperità famigliare. Conquistare una vera azdora è quasi impossibile.”
A supporto della sua tesi, anche un aneddoto col sorriso sulle labbra:
“Negli anni ‘70 gli albergatori avevano tutti l’amante, ma era perché le donne glielo permettevano. Lo diceva persino Don Giuseppe Canini, lo storico parroco di Bellaria, durante una messa di Natale”.
Per Frida, l’azdora è l’architrave della casa, quella che coccolava i figli maschi tanto da renderli i “vitelloni” simbolo di un’epoca – tra scooter sulla Riviera, paghette generose e turiste scandinave innamorate del maschio romagnolo. “Quel mito ha contribuito alla nascita del turismo di massa, che ha trasformato la Romagna in ciò che conosciamo oggi: una regione operosa, accogliente e ancora legata ai suoi sapori – proprio come la piadina”.
“Senza le azdore, la Romagna perde la sua anima”
Frida Vasini non è solo una figura folkloristica 2.0. È una portavoce della memoria collettiva, una donna che rifiuta le etichette comode della contemporaneità e invita a recuperare l’autenticità del passato per costruire identità. “Oggi trovare una vera azdora è quasi impossibile. Ma senza di loro, senza quelle donne capaci di tenere insieme memoria, identità e futuro, la Romagna rischia di perdere per sempre la sua anima più autentica”.
E forse è proprio da qui che parte la vera ricetta di Frida: mescolare saggezza, tradizione e coraggio per raccontare la Romagna com’era, e come oggi rischia di diventare se non se ne custodiscono i pilastri.