Benvenuto nell’Antica Terra della Libertà, Presidente! (L’editoriale di David Oddone)

Approfitto della visita del Presidente Mattarella per alcune riflessioni ad alta voce.

Partecipo, un po’ per dovere, un po’ per piacere, ai corsi di formazione dei giornalisti.

Categoria molto brava a “cantarsela e suonarsela” , soprattutto all’interno di questi consessi.

Chi parla, sventola spesso il codice deontologico, che in Italia è il “Testo unico dei doveri”.

Fra i Leitmotiv spicca come il giornalista debba cercare la verità ad ogni costo, rappresentando questo il principale traguardo di chi fa tale delicato e difficile mestiere.

Ovviamente non posso che essere completamente d’accordo.

Il problema è che si predica bene, ma si razzola molto, molto male.

Anzi. Più che la verità, mi pare che lo slancio sia ad inseguire il politically correct.

Non solo. Chi si discosta dall’opinione corrente e generale viene additato e rischia pure la carriera.

Che c’entra tutto ciò con Mattarella? C’entra, c’entra.

Il Presidente della Repubblica italiana svolge una funzione di sorveglianza e coordinamento, secondo le norme stabilite dalla Costituzione italiana, di cui è garante.

Mi piace allora ricordare qui l’articolo 21 della nostra meravigliosa Carta: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”

Ora io mi chiedo per quale distorta motivazione, se qualcuno ricerca la verità, provando magari a raccontare una realtà alternativa, diventi automaticamente un lebbroso, un nemico della patria, un propalatore di “fake news”.

Sia ben chiaro: ribadisco un concetto per evitare fraintendimenti. Non sto parlando di giustificare o fare da megafono a persone che pretendono di curare malati di cancro con la magia e le erbe o delinquenti malati di mente che negano la Shoah, giusto per buttare lì un paio di esempi e capirci subito.

Ma mi spiegate perché non possiamo scrivere, sempre per proporre un mero esempio, che vorremmo che la guerra fra Russia e Ucraina finalmente cessasse? O che non vogliamo che l’Italia fornisca armi a Paesi in guerra? O che la Russia durante la seconda guerra mondiale ha combattuto il nazismo?

Chi dovesse fare quello che ho appena fatto io, mettere nero su bianco tre enunciati abbastanza banali e credo anche condivisibili – ma a bassissima voce mi raccomando -, passerebbe per il cattivo di turno, per un populista o sovranista, termini che vanno tanto di moda, per catalogare taluni individui e idee.

Guai a chiedersi e chiedere – come sarebbe diritto e dovere insopprimibile di ogni giornalista – a che cosa sono dovuti i malori che ultimamente colpiscono parecchia gente relativamente giovane.

Per non parlare poi di altri argomenti dove la verità è una e una soltanto, come nel caso del “gender fluid”. Qui, se provi semplicemente ad alzare la mano, per dire “mah…”, diventi automaticamente fascista.

Non sto giustificando, incoraggiando o sostenendo le posizioni di cui sopra. Non è questo il punto. Ciò che voglio difendere è il sacrosanto principio sul quale si fondano tutti gli Stati moderni: se i poteri non si bilanciano, non può esserci democrazia.

Se i media non diventano effettivamente cani da guardia, piano piano si perde un pezzetto di libertà. E un pezzo oggi, un pezzo domani, il passo verso il pensiero unico – che fa rima con dittatura – è realmente breve.

E sapete che cosa? Il nemico maggiore non è la politica e nemmeno l’autocensura. Sovente siamo noi stessi, i colleghi, a emarginare e sparare contro chi non è allineato.

Riflettiamoci, specialmente oggi, con l’arrivo del Presidente Mattarella, colui che per primo ha il compito di tutelare e incentivare la pluralità di voci, anche quelle discordanti, scomode e sopra le righe.

Porre e porci domande non è facoltativo per chi possiede l’arma della penna.

Mia figlia sta leggendo “Il cavaliere inesistente” di Italo Calvino. C’è un passaggio che mi emoziona: “Ogni tanto mi accorgo che la penna ha preso a correre sul foglio come da sola, e io a correrle dietro. È verso la verità che corriamo, la penna e io, la verità che aspetto sempre che mi venga incontro, dal fondo d’una pagina bianca, e che potrò raggiungere soltanto quando a colpi di penna sarò riuscita a seppellire tutte le accidie, le insoddisfazioni, l’astio che sono qui chiusa a scontare.”

Benvenuto nell’Antica Terra della Libertà, Presidente!

 

David Oddone

(La Serenissima)

  • Le proposte di Reggini Auto