Bergamo, 14enne precipita e muore nella fabbrica abbandonata: è giallo sulle cause della tragedia

Un complesso industriale abbandonato nel cuore urbano di Bergamo, divenuto nel tempo un labirinto di degrado e insicurezza, fa da sfondo a un dramma che scuote profondamente la città. È qui, tra i capannoni silenziosi e fatiscenti della ex Reggiani, che una ragazza di soli 14 anni ha perso la vita nella serata di ieri. Le dinamiche dell’accaduto sono ancora avvolte nell’incertezza, ma una cosa è certa: una giovane vita si è spezzata in un luogo dove da tempo si incrociano abbandono e pericolo.

L’ex Reggiani di Bergamo

L’allarme è scattato intorno alle 20:30. La telefonata al 112 parlava di un incidente gravissimo. Quando i soccorsi – un’ambulanza della Croce Rossa di Seriate e due automediche – sono arrivati, però, non c’era più nulla da fare. La ragazza era già priva di vita. Si trattava di una cittadina ucraina, residente in Italia da anni insieme ai nonni. Da mercoledì, nessuno aveva più sue notizie.

A ritrovare il corpo sono stati lo zio e un cugino, preoccupati per il protrarsi dell’assenza e consapevoli che la giovane era solita frequentare i ruderi della ex Reggiani. Proprio loro hanno individuato il corpo nei pressi di un capannone e hanno agevolato l’ingresso dei mezzi di soccorso nell’area, segnalando un varco nella recinzione tra la parte occidentale del sito e il vicino cantiere della linea T2 del Tram delle Valli.

Con il sopraggiungere del buio, la zona è stata illuminata dalle fotoelettriche dei vigili del fuoco, consentendo agli agenti della polizia e alla Scientifica di operare. Poco dopo è giunta anche la pm di turno, Raffaella Latorraca. Sul posto si è aperta un’indagine volta a chiarire se si sia trattato di un incidente o di un gesto volontario. Per ora, tutte le ipotesi restano aperte.

L’area della ex Reggiani è da tempo oggetto di denunce per problemi di sicurezza. Non è raro vedere persone accedere indisturbate tra i varchi delle recinzioni, approfittando della vastità e dell’abbandono del complesso: 110.000 metri quadrati di magazzini, tettoie, capannoni e piazzali, spesso utilizzati da giovani in cerca di un rifugio alternativo, senza fissa dimora, graffitari, e anche manifestanti no-vax.

Le cronache parlano di numerosi precedenti. Nell’autunno del 2023, un quindicenne rimase gravemente ferito cadendo da un lucernario mentre realizzava graffiti. Solo due settimane fa i vigili del fuoco sono intervenuti per un incendio che ha sprigionato una densa colonna di fumo nel quartiere. Nel corso del 2023 i pompieri sono stati chiamati a intervenire una quarantina di volte. Nel dicembre scorso è crollata una soletta, e tre anni fa un infisso piombò su un vigile del fuoco durante un intervento.

La proprietà ha un contratto attivo con una società di vigilanza che effettua controlli periodici, ma ogni tentativo di chiudere gli accessi viene sistematicamente vanificato nel giro di poche ore. Una spirale di incuria e pericoli che ieri ha visto consumarsi l’ennesimo, tragico epilogo.

E così, in mezzo al cemento che cade a pezzi e a un silenzio assordante, resta l’interrogativo più amaro: quante altre vite dovranno spezzarsi prima che questo vuoto urbano venga finalmente restituito alla sicurezza e alla città?