Dopo l’appello del Capo dello Stato, primi segnali di apertura fra i leader del Pd e del Pdl. Napolitano nel ricordare la figura di Gerardo Chiaromonte, tra i principali artefici del compromesso storico negli anni Settanta, ha inviato un messaggio ai partiti per una collaborazione di governo. E non ha risparmiato un riferimento a Beppe Grillo, accusandolo di “distruggere la politica con sterili fanatismi”.
Giorgio Napolitano lancia un appello a Pd e Pdl affinché trovino un punto di incontro su un governo di collaborazione. E per farlo ricorda il passato, nel commemorare al Senato la figura di Gerardo Chiaromonte, dirigente del Pci tra i principali artefici del compromesso storico. “Allora – dice – ci volle coraggio in quella scelta inedita di larga intesa”. Quel coraggio che ebbero il Pci e la Dc dinanzi a un Paese in grave difficoltà.
Il messaggio di Napolitano coglie nel segno. In serata Silvio Berlusconi annuncia al Tg4 che “finalmente l’onorevole Bersani si è aperto e reso disponibile a un incontro”, anche se “la data non è stata ancora fissata”. Il confronto tra i due leader, dunque, ci sarà. E l’ipotesi più accreditata è che si possa replicare quanto accaduto 37 anni fa.
Il governo della “non sfiducia”. Che cosa successe nel 1976? Due partiti alla pari, un sistema bloccato (anche per motivi di politica internazionale), una soluzione sofferta ma non priva di originalità. Tanto da meritare la nascita di un neoligismo coniato da Giulio Andreotti: il “governo della non sfiducia”. I parallelismi con la situazione attuale sono evidenti. Anche allora tutto incomincia con un’elezione riuscita male: nessun vincitore chiaro con la Dc al 38 per cento ed il Pci al 34. L’unica soluzione è quella di affidare la guida del Paese ad una vasta alleanza, cioè ad un governo di solidarietà nazionale, anche per fronteggiare la gravissima situazione che il Paese sta vivendo sul fronte dell’ordine pubblico a causa del terrorismo. Ma non da subito, poiché l’ingresso del Pci al governo sarebbe difficile da far digerire non solo ai democristiani, ma anche agli americani (siamo negli anni della Guerra fredda). Così Il 26 luglio 1976 nasce il III° Governo Andreotti, un monocolore democristiano che passa con l’astensione di Pci, Psi, Psdi, Pri, Pli. Viene denominato governo della “non sfiducia”, o governo “delle astensioni”, avendo ottenuto in Parlamento più astensioni che voti favorevoli. Ma il confronto tra Dc e Pci prende avvio.
Napolitano su Chiaromonte. “Al di là di ogni discorso ristretto all’area delle forze di sinistra, il senso di una funzione e responsabilità nazionale democratica -chiarisce Napolitano nel ricordare la figura del leader Pci- guidò Chiaromonte nella grande crisi e svolta del 1976, impegnandolo in prima linea al fianco di Enrico Berlinguer nella scelta e nella gestione di una collaborazione di governo con la Democrazia cristiana dopo decenni di netta opposizione”.
“E ci volle coraggio -sottolinea il capo dello Stato- per quella scelta di inedita larga intesa e solidarietà, imposta da minacce e prove che per l’Italia si chiamavano inflazione e situazione finanziaria fuori controllo e aggressione terroristica allo Stato democratico come degenerazione ultima dell’estremismo demagogico”.
L’attacco a Grillo. Il Capo dello Stato pone l’accento il valore positivo della “visione della politica come responsabilità cui non ci si può sottrarre”. E, riferendosi indirettamente a Beppe Grillo ha aggiunto: “Certe campagne, che si vorrebbero moralizzatrici in realtà si rivelano nel loro fanatismo negatrici e distruttive della politica”.
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