Berlusconi: lutto nazionale Ipocrisia nazionale. Bindi non vuole. … di Sergio Pizzolante

L’Italia è il Paese delle grandi ipocrisie.
E della cattiva coscienza.
Vedo le dirette televisive a reti unificate da 48 ore e sarà così ancora.
È uno di quei momenti in cui vorrei credere in un al di là, vorrei, mi piacerebbe molto, pensare a Silvio che guarda da lassù lo spettacolo.
Ha vissuto una vita per farsi amare da tutti e bastava morire per raggiungere il risultato.
Si dirà. Con quel suo sorriso divertito.
Morire è stata la mia più grande opera.
Penserà. Penserebbe. Chissà.
Chissà cosa penserà, penserebbe, di tutti questi vecchi nemici che improvvisamente lo consegnano nell’Olimpo più alto della storia.
Trent’anni di Berlusconismo, nessuno mai come lui, nemmeno De Gasperi, ha detto Paolo Mieli, minchia!
Paolo Mieli che era il capo del Corriere della Sera quando il giornalone diede la notizia che Berlusconi era indagato dalla Procura di Milano, il giorno in cui presiedeva il vertice mondiale contro la corruzione a Napoli, dopo sette mesi di Governo, dopo un anno della discesa in campo.
Subito dopo il Governo non c’era più.
Perché Scalfaro disse a Bossi che poteva fare la stessa fine di Berlusconi.
Paolo Mieli che trova il coraggio o l’impudenza, fate voi, di dire solo in morte di Berlusconi, che la notizia gliela aveva data proprio la Procura di Milano, alle due del pomeriggio, giusto in tempo per far esplodere la bomba e il Governo al vertice di Napoli.
In diretta mondiale.
Il triangolo si.
Scalfaro, Procura di Milano, Corriere della sera.
Si riuniscono in triangolo e puff! Il Governo voluto dagli italiani non c’è più.
Succederà poi ancora.
Era già successo.
Mieli lo dice solo adesso. Perché?
È il simbolo, questa confessione, di un falso ravvedimento generale.
Dal nuovo direttore del Corriere della Sera ad Alba Parietti, per dire. Tutti abbracciano Silvio che non c’è più.
E perché lo abbracciano? Perché non c’è più.
Cioè si lavano la coscienza ora perché è meno pericoloso.
Come possono gli amici accusarli di essere in combutta con il nemico se il nemico non c’è più?
Capito?
Quindi funerali di Stato, lutto nazionale.
E tutti partecipano alla festa.
Anche quelli che per una vita hanno cercato ogni mezzo per fargliela la festa.
Con ogni mezzo. Come testimonia Mieli.
È veloce questo Paese. Campione mondiale di ipocrisia.
Da stragista mafioso ai funerali di Stato.
Bastava morire, Silvio. Non ci avevi pensato.
L’hanno fatta grossa. E l’hanno fatto per trent’anni, Lui ci ha messo tanto tempo per morire, ma finalmente è morto, quindi si, se dico la verità adesso sbianchetto la coscienza e nessuno mi può accusare di tradimento.
Va in scena questa liberazione collettiva.
Silvio sorride, sorriderebbe.
Gli spiace, gli spiacerebbe solo non poter telefonare in azienda per chiedere: come vanno gli spot?
Nelle trasmissioni Berlusconi all news.
Era già successo. Non proprio così, ma era già successo: Craxi.
Da capo della corruzione in Italia, secondo D’Alema e i suoi, alla proposta di D’Alema Presidente del Consiglio e dei suoi, dei funerali di Stato. Rifiutati dalla famiglia. Avrebbero trovato il modo di sfregiarlo anche durante i funerali di Stato.
Campioni mondiali di ipocrisia. Anche allora.
Anche all’ora ci fu un tentativo postumo di lavaggio di coscienza.
Ma a Bettino è andata peggio rispetto a Silvio.
Non gli è bastato morire.
Era un’altra epoca. Non aveva Bettino i mezzi di Silvio. Televisioni, giornali, un’alleanza solida al Governo.
Si ai funerali di Stato ma la dannazione perenne. Però.
Perché?
Perché, lo ha detto sempre D’Alema: i comunisti dovevano prendere il posto dei socialisti in Italia e in Europa. Non potevano farlo con Craxi vivo.
E nemmeno con la memoria di Craxi viva.
È andata così.
Il triangolo si. Anche allora.
Ringrazio Rosi. Dico davvero.
Perché con le sue dichiarazioni ci ricorda quel che sono davvero. Le non si lava, non si sbianchetta. Lei è quel che è, quel che sono. È lì per ricordarcelo.
Grazie Rosi.
Sergio Pizzolante