
“Deve essere una apertura programmata, una apertura sostenibile, che consenta agli studenti di avere sempre la stessa qualità di offerta formativa, sempre la stessa attenzione, ma con numeri più aperti”. Così il ministro dell’Università Anna Maria Bernini all’ANSA parla della prossima apertura del numero chiuso a Medicina.
“La Commissione – ha spiegato il ministro a margine dell’incontro all’Università del Molise con i rettori del sud Italia – che abbiamo creato al ministero finirà la prossima settimana i suoi lavori per poi continuare sulle scuole di specializzazione perché questo ovviamente è solo l’inizio: non possiamo aprire il corso di laurea per poi trasportare il collo di bottiglia sulle scuole di specializzazione. Quindi terminata l’apertura, che sarà attorno al 30% a partire dal prossimo anno accademico, si comincerà a lavorare sulla razionalizzazione delle scuole di specializzazione”.
Sul tema è intervenuta anche la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti oggi a Genova per la Giornata del Mare. “I nuovi test d’accesso alle facoltà di Medicina hanno portato a un aumento degli iscritti. Noi abbiamo a cuore naturalmente che questo test sia meritocratico perché la selezione dev’essere basata sul merito e molte volte la logica dei test rischia si sfuggire a questo principio”. “L’obiettivo del Governo è contrastare la carenza di medici in Italia, soprattutto nei pronto soccorso – ha concluso. E’ un’emergenza, vogliamo inserire i giovani specializzati il più in fretta possibile nelle strutture e nei policlinici, gli istituti più adatti a coniugare la sanità con i nuovi ricercatori”.
Le reazioni al numero chiuso
Intanto, i sindacati studenteschi contestano il numero chiuso, chiedendone il superamento a favore di un modello maggiormente inclusivo. L’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi hanno realizzato ieri un flash mob davanti al ministero dell’Istruzione e del Merito, mentre ulteriori iniziative sono state svolte presso gli atenei in tutto il paese. “Siamo contro questo modello di accesso all’istruzione superiore, basata su numeri programmati nazionali e locali. Ci facciamo sentire – dichiara Federico Amalfa dell’Udu – con azioni dimostrative che continueranno fino al 22 aprile. Abbiamo iniziato con il flash mob davanti al ministero, in occasione dei primi test di accesso a Medicina, odontoiatria e veterinaria. Nei prossimi giorni saremo agli ingressi degli atenei per distribuire le nostre guide e dare supporto alle 80.000 persone che stanno partecipando a questi test”. Per l’Unione degli Universitari le novità introdotte dal Governo non bastano e, anzi, per alcuni versi hanno peggiorato l’accesso ai corsi di Medicina e Veterinaria.
Prosegue Amalfa: “Non riteniamo sufficiente l’annunciato ampliamento pari al 30% dei posti disponibili a Medicina. Per questo chiediamo che si vada verso il definitivo superamento della programmazione degli accessi tramite un progressivo allargamento. Siamo infatti consapevoli di come non sia possibile superare immediatamente il numero programmato, dovendo garantire un elevato livello di qualità della didattica e dei tirocini. Serve invece un percorso fatto da volontà politica e investimenti in spazi, diritto allo studio e Aziende Ospedaliere Universitarie integrate, oltre ad adattare le strutture ospedaliere secondarie alla ricezione e alla formazione dei tirocinanti”. “Quest’anno – termina Amalfa – alcuni aspetti dei Tolc-Med e dei Tolc-Vet hanno complicato le vite agli aspiranti medici e veterinari. Siamo perplessi dal fatto dopo lo svolgimento del test sarà generato un differente coefficiente di difficoltà individuale che influirà sul risultato finale. Si tratta di una valutazione statistica abbastanza aleatoria. Oltre ciò, la previsione della seconda sessione di test, sicuramente positiva, tradisce un’assoluta disorganizzazione essendo stata prevista per il periodo dal 15 al 25 luglio, a ridosso degli esami di maturità”.
“Il numero chiuso è incompatibile con un modello d’istruzione che dovrebbe avere alla base la democraticità e l’universalità del diritto allo studio. Crediamo che l’accesso alla conoscenza debba essere un diritto non comprimibile e siamo contrari a una visione dell’istruzione terziaria che sia lavoro-centrica. Per questo riteniamo che gli studenti debbano potersi liberamente orientare verso la facoltà che meglio può stimolare le proprie conoscenze, aspirazioni e competenze” aggiunge Giorgio Carratta della Rete degli Studenti Medi, anche in risposta alle organizzazioni sindacali dei medici che, negli scorsi mesi, si sono espresse contro l’abolizione del numero chiuso perché non risolve la carenza dei medici. I sindacati studenteschi annunciano infine di essere pronti a dare battaglia in tribunale per qualsiasi irregolarità dovessero riscontrare durante lo svolgimento degli esami.
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