Bersani punge Renzi: non lo sento mai «Ma resto nel Pd, capitano o mozzo»

Pierluigi Bersani ospite di "In 12 ora"UNA volta era la sua tana. Oggi è quella dell’avversario che gli ha fatto mangiare la polvere. Eppure a Firenze Pierluigi Bersani raccoglie la sua standing ovation nelle cucine degli stand (dai volontari con i capelli bianchi), un paio di selfie che non si negano a nessuno e, soprattutto, il caldo applauso del pubblico ancor prima di parlare. L’ultima volta da queste parti era stata due anni fa. A una festa un po’ sacrificata negli spazi e organizzata in riva all’Arno. Quella sera piovve così tanto che le assenze trovarono una facile giustificazione. Renzi, il già nemico, un paio di sere dopo fece il pienone.

DETTAGLI. L’ex segretario prosegue il suo giro fra i banchi della festa. E’ un venerdì sera ma alle 19, nonostante le tesi degli organizzatori renziani della festa, non c’è poi così tanta gente. Sotto il tendone della platea però i ‘compagni’ ci sono. Più numerosi – nota qualcuno – di quelli che due sere fa hanno accolto il sottosegretario Lotti e la Serracchiani. Certo i capelli bianchi sono parecchi e molti sono gli ex dirigenti del partito. I duri e puri, quelli poco disponibili perfino al «sono moderatamente bersaniano« che l’ex segretario lancia dal palco invocando una impossibile ‘pace’ fra le ‘tifoserie’. E quando sente parlare di scissione del Pd ripete: «Mai, mai, mai!». Non concede niente nemmeno a Enrico Rossi e alla sua auto candidatura di ‘sinistra’ alla segreteria per il congresso 2017. Glissa con un: «E’ troppo presto. Abbiamo tante altre cose di cui discutere». Compresa la trasformazione del Senato e il superamento del bicameralismo perfetto che, «lo abbiamo sempre detto, a metà ottobre sarà fatto». Fatto salvo l’articolo 2, naturalmente. Liquida Rossi con un «Enrico stai tranquillo, non voglio nessuna seconda chance». E una precisazione: «E’ la prima volta che governiamo questo Paese: ci ho messo qualcosa anch’io, eh! Magari vorrei dire qualcosa ogni tanto. In ogni caso resto nel Pd, da capitano o mozzo non importa, naturlamente fin quando c’è la nave…». Ma – ammette – «Renzi non lo sento dall’elezione di Mattarella». Applausi, naturalmente, quando affrontando il cancellato finanziamento pubblico ai partiti Bersani ironizza: «Alla fine parleremo dell’uomo solo al guinzaglioperché quando un partito non ha più un soldo per attaccare un manifesto è inevitabile».
La ripresa che ancora non è così forte è il tema che lo appassiona: «Perché di riforme ne ho fatte tante anch’io ma con i sindacati ci ho sempre parlato».
Quella a cui proprio non riesce a rinunciare è una delle sue battute: «Non confondiamo il bue con una ferrovia». E l’oggetto del contendere è la Fiat, è Marchionne a cui «visto che vengon fatti tanti complimenti gli si potrebbe pure chiedere di riportare la sede fiscale in Italia!». E il bue e la ferrovia?

Fonte: MESSAGGERO