
Le durissime parole di Massimo D’Alema verso il Partito democratico guidato da Matteo Renzi hanno innescato un’aspra polemica a sinistra, complicando di fatto la strada per un possibile rientro di Articolo 1 nel Pd. Un’ipotesi che continua a restare in piedi nonostante le intemperie delle ultime ore. Mentre c’è chi esprime più di qualche scetticismo in casa dem, da parte di Pier Luigi Bersani si registra un atteggiamento che non lascia margini a rancori personali o vendette politiche.
L’apertura di Bersani
La mossa dell’ex numero uno del Nazareno è plastica: tenere la porta aperta, non alzare il livello dello scontro e passare la palla infuocata nella mani del Partito democratico. In sostanza può essere così riassunta la sua posizione, emersa nelle dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera. “Non siamo nati per fare una parrocchietta. Siamo nati per tenere viva l’idea di una grande forza della sinistra plurale. Abbiamo visto per tempo sia la prospettiva di un campo progressista sia i rischi di deriva del renzismo. Adesso, più che da noi, dipende dal Pd. Ci dica. Noi decideremo nel nostro collettivo“, ha fatto sapere Bersani.
Il messaggio è chiaro: non basta pensare al singolo interesse, ma guardare in maniera più ampia a un campo largo di sinistra. Articolo 1 deciderà, le condizioni per tornare ci sono, ma la parola finale e decisiva spetterà ai dem. È questo il sottotesto. Proprio Bersani diverse settimane fa aveva lanciato l’idea di dare vita a una nuova Cosa di “sinistra e pluralista“ in grado di unire tutte le forze progressiste.
Pressing per il congresso
Nel frattempo in casa Partito democratico c’è chi chiede di convocare il congresso nazionale. Una richiesta sollecitata ad esempio dal senatore Andrea Marucci, secondo cui sarebbe opportuno far esprimere in merito i sostenitori: “Ora aspetto dopo l’elezione del capo dello Stato, la convocazione di un congresso del Pd. Ho detto in tempi non sospetti, torni il Pd della vocazione maggioritaria, con D’Alema ma anche con uguale apertura all’area liberale e riformista. Ora chiedo a Enrico Letta di non assecondare questa scelta in silenzio“.
Dal pomeriggio di ieri al Nazareno filtra “profonda irritazione” per le parole pronunciate venerdì scorso da Massimo D’Alema in riferimento alle vicende del partito. Sempre nelle scorse ore è arrivato l’intervento di Enrico Letta, che ha provato a smorzare gli animi per evitare una pericolosa frattura: “Il Pd da quando è nato è l’unica grande casa dei democratici e progressisti italiani. Nessuna malattia e quindi nessuna guarigione. Solo passione e impegno“.
L’ira dei renziani
Le parole del segretario del Partito democratico sono state rilanciate da Lorenzo Guerini, ministro della Difesa e di area di Base riformista, che ha voluto aggiungere: “Bene Letta. Guardiamo al futuro e alle cose da fare“. L’intervento di Letta però non è servito a placare l’irritazione di Italia Viva, che di certo non si è fatta scrupoli nel rispondere per le rime alle pesanti frasi di D’Alema.
Su tutti Matteo Renzi ha colto l’occasione al balzo per pungolare il Pd: “Un abbraccio a chi sognava il partito dei riformisti e si ritrova nel partito dei dalemiani“. Una valanga di reazioni si sono palesate tra le fila di Iv, come quella di Teresa Bellanova che ha invitato il Partito democratico a riflettere: “Tutto ciò dovrebbe far trasecolare anche gli amici del Pd che di quella stagione – caratterizzata dallo sguardo verso il futuro – ne hanno fatto parte“.
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