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  • Biljana Baruca, il Titano… e il riciclaggio di denaro pulito! Quando, dove e perché si è “dimenticata” la chiave di una cella …. di Enrico Lazzari

    Enrico LazzariSfogliare gli atti dell’inchiesta giudiziaria a carico dell’ex Ministro Claudio Podeschi e dell’imprenditore del caffé Biljana Baruca è avvincente quasi quanto leggere un romanzo di Dan Brown… I colpi di scena si susseguono, uno dietro l’altro…

    L’ultimo, ricorderete visto che sono passate solo poche ore, è il rinvio dell’udienza di Terza Istanza incentrata sull’ennesima eccezione sollevata dalla difesa per richiedere la scarcerazione dei due, detenuti ai Cappuccini da ormai in anno. Ma di questo abbiamo parlato approfonditamente un precedenza (clicca qui).

    Oggi, dimenticando per un attimo l’ex Ministro, vediamo insieme perchè Biljana Baruca è in carcere. O, meglio, vediamo perchè lo è stata dal giugno dello scorso anno all’8 di marzo scorso, visto che poi è stata fatta oggetto di una nuova disposizione di custodia cautelare motivata da un diverso fascicolo in cui si mettono in dubbio sue consulenze fornite ad una grande holding alimentare intenzionata a sbarcare alla grande nel mercato internazionale del caffé.

    L’accusa che ha tenuto in carcere la Baruca fino allo scorso 8 marzo, ovvero per circa otto mesi e mezzo, è il presunto riciclaggio di denaro nell’ambito di un rapporto fra la ClaBi e la Black Sea Pearl. Un trasferimento di soldi prevenienti da un conto svizzero intestato alla stessa società e diretto dall’ex ambasciatore Phua.

    Negli atti la provenienza illecita di quei soldi è comprovata da una inchiesta svizzera, protocollata con il numero 769/RNR/12, avviata nel 2012 e che ha portato addirittura al sequestro di tutti i fondi dello stesso conto. Di questa indagine c’è documentazione, soltanto in tedesco -evidentemente in Tribunale il tedesco è una sorta di seconda madrelingua!-, nel fascicolo.

    Anzi, se escludiamo teorie, congetture, deduzioni più o meno logiche, questo atto elvetico è l’unica cosa che secondo un non esperto di diritto penale come me si avvicina di più ad una prova concreta. In ogni caso, da solo, potrebbe anche giustificare una indagine in Repubblica, se non altro secondo lo stesso principio che ci ha visto muovere critiche verso l’operato dei magistrati sammarinesi che per altri contratti che ritenevano fasulli hanno emesso il 9 marzo scorso una nuova ordinanza di custodia cautelare senza preoccuparsi di ascoltare immediatamente la controparte firmataria dei medesimi contratti.

    Quindi, visto che la Svizzera indaga, ci sono elementi di dubbio che anche sul Titano meritano chiarimenti approfonditi. E fin qui appare tutto okay… Ma, come tutti sapranno, i tempi della giustizia elvetica non sono quelli dei tribunali italiani. Il 23 giugno 2014 è distante circa due anni dall’avvio dell’indagine della magistratura svizzera che, in quel frangente, ha chiuso l’istruttoria.

    Visto che la Baruca è in carcere verrebbe naturalmente da concludere che le ha chiuse con un rinvio a giudizio, ovvero accertando irregolarità e quindi, di conseguenza, alimentando dubbi di reato anche a carico di sammarinesi che hanno avuto rapporti con quel conto e quella società… Invece, e questo è un colpo di scena più da fumetto di Walt Disney che di romanzo di Dan Brown, il caso è stato archiviato: gli inquirenti elvetici hanno appurato l’infondatezza delle accuse disponendo addirittura il rimborso delle spese legali sostenute dalla società e dai protagonisti indagati.

    Il secondo colpo di scena è nella data di questo decreto di archiviazione: 3 febbraio 2014. Ovvero, quattro mesi e 20 giorni, antecedente all’arresto della Baruca (e di Podeschi).

    Ma, come anticipato, per oggi dimentichiamo Podeschi e concentriamoci solo sulla Baruca, si ricordi, in carcere fino all’8 marzo scorso soltanto in funzione di quel passaggio di denaro da Black Sea Pearl e ClaBi, di quegli atti di indagine elvetici che “a dire degli inquirenti e del Giudice delle Appellazioni” si legge nella memoria difensiva per la Terza Istanza, “sostanzierebbero e confermerebbero la provenienza criminosa dei fondi accreditati dalla Black Sea Pearl sul conto della Clabi, società riferibile a Podeschi e Baruca, così supportando l’accusa di riciclaggio nei loro confronti”.

    Appare ovvio, quindi chiedersi perchè, nonostante il decreto di archiviazione già sopraggiunto, gli atti dell’indagine svizzera sulla Black Perl sono citati come una prova, o perlomeno un indizio di colpevolezza e una motivazione di fondatezza dell’accusa che ha portato addirittura alla custodia cautelare… Già, perchè?

    Forse, vien da chiedersi, nessuno ha comunicato agli investigatori sammarinesi l’esito dell’indagine, sopraggiunto mesi prima degli arresti? Oppure -e in tal caso sarebbe gravissimo!- il decreto di archiviazione elvetico si è smarrito fra le scartoffie nel Tribunale del Titano?

    Al momento non è possibile rispondere a questo dubbio. Ma lo sarà presto visto che la difesa è al lavoro, con le autorità elvetiche, per dirimere questo inquietante dubbio…

    In ogni caso, la “dritta” per arrivare a questo atto la aveva fornita Podeschi nel corso dell’interrogatorio dell’11 luglio 2014, poco dopo il suo arresto.

    Si legge infatti nel verbale del medesimo: “…A domanda dell’avv. Pagliai, Podeschi risponde: venni informato dall’avv. Lega che in Svizzera erano stati bloccati fondi per circa 100 milioni di euro riconducibili a Phua a seguito di una segnalazione inoltrata da San Marino. A quanto mi ha detto l’avv. Lega i fondi sono stati successivamente dissequestrati e restituiti a Phua“.

    Quindi, Podeschi, comunica che l’Avvocato Lega, legale di Phua, lo ha informato del dissequestro dei fondi svizzeri oggetto dell’inchiesta…

    La seconda occasione di acquisire notizie sulla conclusione dell’inchiesta elvetica giunge poi in occasione dell’interrogatorio, dell’audizione dello stesso Avv. Lega. In quei verbali, infatti, a pagina 11 si legge:

    Teste Lega: Io ho aiutato Paul Phua in alcune situazioni, una svizzera e poi ultimamente in questa situazione americana. 

    Dott. Buriani: e lo ha aiutato in che veste? 

    Teste Lega: di legale.

    Dott. Buriani: – Su questo noi non le chiediamo.[…]“.

    E ancora, a pagina 18 e 19…

    Dott. Buriani: […] Ha mai sentito parlare di una società che si chiama Black Sea Pearl?

    Teste Lega: Sì. Black Sea è una delle società…è una delle società i cui conti furono sequestrati in Svizzera.

    Dott. Buriani: Al di là della vicenda giudiziaria, sa di che cosa si occupava questa società?”

    Ma come, si interroga “al di là della vicenda giudiziaria? Incredibile… Si ha quasi l’impressione che l’Avv. Lega voglia comunicare gli esiti di quella indagine svizzera… Del resto, gli avvocati, si sa, quando vincono non lesinano dettagli su quelle cause… Sta di fatto che, rispettando di parlare “al di là della vicenda giudiziaria”, Lega non scende nei particolari e si perde un’altra occasione per acquisire notizie decisive su quella indagine elvetica che, peraltro, era già chiusa con l’archiviazione, con la non individuazione di alcun reato, quindi con la sconfessione di qualunque teoria che voleva quei 100 milioni sequestrati sul conto della Black Pearl provento di illeciti e quindi denaro sporco da riciclare…

    Alla luce di tutto ciò, visto che il processo mediatico è aperto da più di un anno, facciamolo anche noi, ma seriamente, fatti, atti alla mano… “Fatti, non p…”, come direbbe il celebre “Assessore” di Zelig. Non teorie, chiacchiere, elenchi di numeri fini a se stessi, interpretazioni su fatti precisi parziali o ignorati, come una informazione non ineccepibile ha fatto e fa, portando il nulla alla verità e alimentando la gogna di presunti innocenti.

    Appare incontestabile che per poter parlare di riciclaggio sia essenziale una condizione: la provenienza illecita del denaro, credo che su questo possa concordare anche l’accusa.

    Sui 2,5 milioni passati dalla Black Pearl alla ClaBi c’è, invece, nei fatti ma non nel fascicolo sammarinese, il “timbro” svizzero sulla genuinità e legalità di quei fondi.

    Perchè, allora, Biljana Baruca, madre di un ragazzino di 15 anni, orfano di padre, è stata tenuta in carcere, dove si trova tutt’ora, dal 23 giugno 2014 all’8 marzo 2015 con l’accusa di riciclaggio per due milioni e mezzo trasferiti dal conto svizzero della Black Pearl alla ClaBi, società riconducibile a lei e Podeschi, con l’accusa di riciclaggio?

    Okay, non sono un avvocato. Non sono un esperto di diritto penale… Ma il diritto penale può surclassare, smentire la logica in un sistema democratico, in un vero stato di diritto?

    Enrico Lazzari, opinionista di Giornalesm.com