Quasi tutti quelli che diventano birrai sono partiti dai fornelli di casa mescolando strani intrugli in una pentola con la speranza di poter veder nascere una birra strepitosa e sognare di aver trovato la ricetta perfetta. Un sogno che per alcuni diventa realtà, ma ben più difficile di quanto si pensi. Non serve fortuna, ma tanto lavoro che deve sposarsi a competenze, passione, voglia di migliorare e una buona dose di caparbietà, dedizione e audacia.
Ho incrociato Andrea Amantini mesi fa da un amico mentre consegnava alcuni dei suoi fusti di birra. Avete letto bene, ho scritto “consegnava”, quindi a lui devo riconoscere anche semplicità e umiltà, birre tra l’altro che vi invito a bere e che sicuramente apprezzerete.
L’ho ricontattato tempo fa e subito ha accettato di rispondere ad alcune mie domande…
Ciao Andrea, raccontaci un po’ di te…
Sono il birraio del Birrificio Artigianale Sammarinese, ho 36 anni e sono nato a Rimini.
I miei primi passi lavorativi sono stati lontani da quello che sto facendo ora.
Per diversi anni ho gestito insieme al proprietario la meccanica in un piccolo team di moto da corsa. Ad un certo punto mi è venuta voglia di cambiar vita, lavoro e ho scoperto che non tanto distante da casa c’era una ditta che produceva birra a San Marino, l’Amarcord.
Mi feci avanti e chiesi se avevano bisogno di un operaio perché mi sarebbe piaciuto iniziare a fare birra per l’appunto. Non avevo molte conoscenze, ma volontà di imparare e passione non mi mancavano.
La ditta purtroppo si stava ampliando e trasferendo. Mi offrirono di comprare il vecchio birrificio.
Questo avvenimento mi spiazzò, il pensiero di aprire un birrificio mio era impensabile.
I rischi e le difficoltà sarebbero stati troppo grandi e decisi di lasciar perdere.
Riuscii a fare esperienza per un pò con il birraio dell’Hops di Riccione che era un locale di alcuni soci del birrificio, poi quando si trasferirono completamente ad Apecchio…
E fu allora che prendesti la decisione di iniziare?
Per un birrificio che se ne và ce nè uno che arriva. A quel punto si ho deciso di iniziare questa avventura. Trovai un magazzino più piccolo.
Comprai un impianto usato, cosa che non era facile perché nel 2010 non c’erano tutti i birrifici che ci sono oggi, ma ce l’ho fatta.
Aprii la società con la mia ragazza e il mio storico amico Fabio.
Dopo tanto lavoro sono arrivate le soddisfazioni come la nomina a terzi classificati a Birra dell’anno nel 2012 con la nostra doppelbock.
La selezione dei prodotti è importante e qual’è la tua filosofia nei confronti della birrificazione?
Un piccolo birrificio artigianale può solo distinguersi dagli altri stando molto attento alla scelta delle materie prime, cercare di non sbagliare mai e esaltare tutte le caratteristiche fondamentali della birra, quali bontà e freschezza, poichè i nostri prodotti non essendo ne filtrati ne pastorizzati hanno una scadenza più corta delle birre industriali, per questo il nostro prodotto in commercio ha non più di qualche mese di vita dall’imbottigliamento.
La mia filosofia nella birrificazione è assoluta concentrazione e dedizione per i vari processi produttivi e ogni volta cercare sempre di migliorarsi.
Professione mastrobirraio, cosa significa per te inventare, creare e proporre birre?
La professione del birraio è un pochino l’alchimista di questo mestiere. Creo birre e mi piace sperimentare, provare prodotti nuovi, sperare di stupire il mercato e vedere come i clienti reagiscono alle mie birre. Premetto che non sono uno che ha decine e decine di prodotti in gamma, in quanto parecchia della nostra produzione è destinata ad alcuni beerfirm che seguiamo ormai da tempo e alcuni contoterzisti.
Che birre producete come birrificio?
La nostra gamma di birre Titanbrau è composta da 6 prodotti.
La Bionda che è una Helles da 4,9 gradi, la Weiss che è una weizen in stile tedesco, l’ Ambrata che è una ale in stile inglese molto profumata, la Rossa che è una strong ale sempre stile inglese da 7 gradi e mezzo, la Nera che è una dopplebock anch’essa 7 gradi e mezzo e
l’ultima che è una german pils che si chiama Fontevecchia, una birra di facile bevuta di 4 gradi e nove con profumi erbacei da luppoli tedeschi. Mi piacerebbe proporre sempre una birra nuova alla settimana, ma il mercato e i costi non me lo permettono, però dico la verità, quando un amico birraio mi dice “dai Andrea facciamo qualcosa di nuovo insieme” magari all’inizio ho qualche dubbio, ma alla fine non so resistere e dico sempre di sì perché mi piace provare nuovi gusti, stili e tutto quello che gravita attorno a una novità.
Cosa ti soddisfa di più del tuo lavoro e quali sono gli aspetti positivi e negativi?
Del mio lavoro è bello il risultato finale, quando tappi l’ultima bottiglia. Di fatica ne fai tanta, le ore di lavoro pure. Passi giorni e notti dentro al birrificio, non hai orario insomma. Se credi in questo mestiere devi mettere anima e corpo in quello che stai per fare, sopratutto se vuoi un prodotto di qualità. Quando finisco la cotta mi fermo, mi guardo attorno e se tutto è andato bene so che quando la birra sarà pronta avrò delle belle soddisfazioni. Quando i clienti ti chiamano per sapere come và e appena arrivano se la portano via tutta sono felice. Di questo lavoro poi sono belli gli incontri che fai, nelle fiere, negli eventi, i riconoscimenti, chi fa questo lavoro come te, lo scambio di idee e esperienze, i giovani che vogliono imparare, le persone curiose e perché no anche tante bevute con loro.
Consiglieresti di intraprendere questo lavoro?
Si, ma per farlo ci vogliono da subito spalla larghe e una buona dose di coraggio.
Magari iniziare questa avventura non da soli, ma con un socio, un amico con il quale dividere tutto quanto nel bene e nel male. Tutto ciò è un bel punto di partenza.
Progetti futuri?
I miei progetti futuri sono quelli di ampliare gli impianti e la produzione perché il mercato è in aumento. Vorrei avere tutti i miei prodotti sempre disponibili e perchè no magari aprire un domani, forse nemmeno troppo lontano, anche un brew pub.
Che significato ha per te la parola Birra?
La parola birra per me significa birra artigianale, birra fatta bene, l’unica cosa che vuoi bere quando hai sete, con la quale ti prendi una pausa, quando hai voglia di rilassarti.
La miglior birra che hai bevuto?
Sono un estimatore delle birre a bassa fermentazione e la mia birra preferita è senz’altro la Tipopils del Birrificio Italiano, leggerezza e profumi fantastici grazie a ottime materie prime e grande conoscenza che il grande Agostino Arioli sa gestire magistralmente.
E la preferita tra le tue?
La mia birra che preferisco invece… direi tutte, ma se devo scegliere, l’ambrata è sicuramente tra le mie preferite, nata con il birrificio e prodotta per la prima volta nel 2010 con il mastro birraio rumeno Ioan Bratuleanu che ci seguiva dopo la vendita del suo impianto, tuttora mastro birraio di Birradamare di Fiumicino. Non abbiamo mai cambiato la ricetta, forse qualcosina, ha sentori fruttati fantastici, non troppo alcolica, quella a cui tengo di più perché rappresenta il mio passato.
Marketing e grafica pubblicitaria sono importanti, ma quanto?
La grafica nel settore birra artigianale è importante perché la gente prima compra con gli occhi. L’apprezzamento per la birra viene dopo in molti casi.
Mi rendo conto purtroppo che potresti vendere più bottiglie per una birra con una bella etichetta piuttosto che una con un buon prodotto.
Io voglio entrambe e stiamo lavorando su questo, colpire il cliente visivamente, ma anche e sopratutto per la qualità del prodotto.
Esiste un luogo che potresti definire il “tempio della birra”?
Nel mondo secondo me non ne esiste uno specifico.
I templi della birra sono tanti.
Sono tutti gli eventi dove la birra è protagonista, abbinata al buon cibo, alla musica, alla convivialità, all’amicizia, al sano divertimento.
Sono i luoghi dove si parla di birra, dove si fa cultura della birrificazione e di questo ce ne sarà sempre bisogno.
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