Ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per l’uomo d’affari Luigi Bisignani e richiesta di arresto in carcere per il parlamentare Pdl Alfonso Papa. Sono accusati a vario titolo di corruzione, concussione e rivelazione del segreto investigativo. L’inchiesta “P4” della Procura di Napoli entra nella fase conclusiva con i pm Francesco Greco, John Henry Woodcock e Franco Curcio. Al centro della ricostruzione dell’accusa ci sono vari iter giudiziari che sarebbero stati compromessi dalla fuga di notizie, tra cui un’inchiesta su Finmeccanica della Procura di Roma e quella a carico della commercialista Stefania Tucci, ex moglie del ministro Gianni De Michelis, cui Papa avrebbe confidato l’esistenza di una misura cautelare nei suoi confronti. In riferimento alla posizione del deputato, i magistrati scrivono che avrebbe acquisito informazioni su indagini ancora segrete in cui sarebbero stati coinvolti l’ex dg della Rai Mauro Masi, il coordinatore del Pdl Denis Verdini e il sottosegretario Gianni Letta, ottenendo come ricompensa da Bisignani una forte e decisiva sponsorizzazione in vista delle elezioni politiche del 2008. Immediate e secche le smentite sia di Papa, che parla di «faida interna agli ambienti giudiziari napoletani» e di «elucubrazione complottistica», sia di Letta, che dichiara: «Non so cosa Papa possa aver acquisito su di me, cado dalle nuvole. Non ho mai parlato con lui di presunte inchieste a mio carico, non sapevo nemmeno che esistessero e non so neppure se davvero esistano». Sulle presunte segnalazioni che Bisignani avrebbe fatto per nomine agli enti pubblici, si reistra una nota dell’Economia: «Il professor Giulio Tremonti non ha mai ricevuto segnalazioni dal dottor Bisignani Luigi su nomine al Poligrafico, nè su altro». L’attività informativa parallela di Bisignani (indicato nell’imputazione come «soggetto più che inserito in tutti gli ambienti istituzionali e con forti collegamenti con i servizi di sicurezza») e di Papa (magistrato ed ex capo di Gabinetto del ministero della Giustizia) si sarebbe avvalsa della collaborazione di diversi ufficiali di polizia giudiziaria. La Procura di Napoli ritiene di aver individuato nel sottufficiale del Ros, Enrico La Monica, e nell’assistente di Ps Giuseppe Nuzzo due tra i più attivi procacciatori di informazioni sensibili; una sorta di servizio segreto privato che, nell’ottica accusatoria, sarebbe stato parte integrante di un’associazione clandestina, vietata dall’articolo 18 della Costituzione.
La Monica, in particolare, in cambio della promessa di essere sponsorizzato per l’assunzione all’Aise, i servizi segreti militari, avrebbe cercato conferma del presunto coinvolgimento dell’ex governatore della Campania Antonio Bassolino in una indagine sul termovalorizzatore di Acerra. Si tratterebbe, in pratica, di un «sistema criminale» particolarmente complesso e ben strutturato svelato da una imponente mole di indizi raccolti in un anno di indagini, soprattutto grazie ad intercettazioni telefoniche e a numerosissime deposizioni di testimoni eccellenti, tra cui gli stessi Letta e Masi, il presidente del Comitato di controllo sull’attività dei servizi segreti Massimo D’Alema, il vicepresidente di Fli Italo Bocchino, i ministri Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo, il direttore centrale delle Relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni, l’ad di Eni Paolo Scaroni, l’immobiliarista Alfredo Romeo e Stefano Ricucci.
Un «sistema criminale» capce, secondo i pm di interferire anche sulle funzioni di «organi costituzionali» e nel quale troverebbero spazio anche dossier e ricatti nei confronti di imprenditori e capitani d’industria, costretti a pagare al deputato Alfonso Papa denaro, gioielli, incarichi professionali o altri benefit per uscire indenni dalle presunte maglie della giustizia nelle quali sarebbero incappati. Una forma di “tutela giudiziaria” resa possibile dalle entrature e dalle amicizie che l’ex magistrato avrebbe conservato (o millantato) a Palazzo di giustizia di Napoli e che, nell’ordinanza di custodia cautelare, sarebbero state compulsate anche per ottenere informazioni riservate sull’inchiesta per concorso esterno in associazione camorristica a carico del coordinatore regionale Pdl Nicola Cosentino e sul fascicolo relativo alla “P3”, aperto presso la Procura di Roma. Dalla lettura degli atti giudiziari è però chiaro che quello di ieri è un primo approdo investigativo, restando ancora in itinere gli altri filoni che riguardano gli appalti pilotati, le nomine ai vertici delle aziende statali più importanti del Paese e la cosiddetta “macchina del fango”.
