Blitz e trattative: il terzo voto per il Colle

Parte la terza votazione per l’elezione del presidente della Repubblica. Occhi puntati sulle mosse nella giornata di oggi: considerando che da domani basteranno 505 voti per eleggere il nuovo capo dello Stato, bisognerà vedere se nelle prossime ore i partiti riusciranno a trovare una candidatura condivisa per scongiurare un muro contro muro. Ieri il centrodestra ha proposto un tris di nomi, bocciato dal fronte giallorosso che ha chiesto un incontro tra due delegazioni ristrette. Proposta che però rischia di saltare con il passare delle ore. Così domani si andrebbe alla conta in Aula, con esiti del tutto imprevedibili.

Le mosse del centrodestra

Anche oggi Forza Italia e Lega voteranno scheda bianca, così come Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e uguali. Invece i grandi elettori di Fratelli d’Italia indicheranno il nome di Guido Crosetto nella terza votazione. “Ferma restando l’assoluta compattezza del centrodestra, che non è minimante in discussione, l’immagine che il Parlamento sta dando agli italiani è incomprensibile. Dobbiamo dare all’assemblea un segnale: non si può continuare a rimanere per giorni in una situazione di stallo“, fanno sapere dal partito guidato da Giorgia Meloni.

Nel frattempo continua a crescere la tentazione verso la carta Maria Elisabetta Alberti Casellati: la presidente del Senato non è stata inserita nelle rosa del centrodestra, ma è un’opzione tenuta “nascosta” da poter spendere magari alla quarta chiama. In quell’occasione sarà sufficiente la maggioranza assoluta di 505 voti, e si potrebbe provare a fare asse con Italia Viva e Movimento 5 Stelle. Fonti renziane fanno sapere che sul profilo della Casellati non ci sarebbero preclusioni, ma Italia Viva potrebbe votarla solo se sul suo nome ci fosse l’accordo di tutti. Ma la logica della larga condivisione, allo stato attuale, è un miraggio.

Le trattative

Quella di oggi sarà una giornata molto accesa: i leader dei partiti proseguiranno nel lavoro di ricerca di una mediazione in grado di evitare la deflagrazione del governo. “Spero che Conte e Letta non si fermino ai ‘no’. Il mio tentativo è quello di dialogare“, ha dichiarato Salvini. Ma i giallorossi si presentano spaccati: da una parte il Partito democratico non esclude l’ipotesi Mario Draghi; dall’altra Giuseppe Conte frena e “tifa” per la permanenza del premier a Palazzo Chigi. Anche Matteo Salvini si è detto scettico: “Il nuovo premier non lo troviamo a Campo de Fiori. Qualora Draghi lasciasse il governo avremmo settimane di confusione. Sarebbe un problema per l’Italia, con la crisi economica, sanitaria…“.

Nel vertice di ieri tra Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e uguali sarebbe stato discusso pure un ventaglio di nomi candidabili per il Quirinale. Rosa che però è rimasta coperta perché durante l’incontro si sarebbe deciso di non contrapporre formalmente dei nomi a quelli del centrodestra. Comunque di fatto i giallorossi hanno bocciato la terna proposta da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. “A differenza di chi cambia idea dopo poche ore, la Lega continua a lavorare con contatti a tutto campo. Restiamo convinti dell’assoluto spessore delle candidature presentate oggi per il Quirinale, ed è evidente la differenza tra noi e chi dice ‘no’ a ripetizione e mette veti“, hanno tuonato fonti del Carroccio.


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