QUELLO di tutti i secondi tempi è un Bologna che piacerebbe alla Volkswagen: emissioni zero. Non inquina, ma il problema è che neppure si muove.
E stando fermo assiste alla rimonta dell’Udinese che, nel primo tempo, aveva subito la voglia rossoblù di rimettersi in sesto e il secondo gol di Mounier, per ora unica bocca da fuoco di una squadra che ha incassato la quinta sconfitta nelle prime sei partite.
A evidenziare colpe e omissioni del Bologna sono stati Badu, lanciato da Edenilson e Zapata, imbeccato dallo stesso Badu. Sul primo gol c’è da discutere a lungo sull’eventuale fuorigioco e, considerando che in apertura di gara c’era stato un mani in area di Wague sull’angolo di Mounier, beh, se sotto la panchina di Rossi si è acceso il focherello dell’esonero, la colpa è anche di un arbitro con la tentazione della piromania.
CHE DELIO salti nelle prossime ore è improbabile, anche se cinque sconfitte, da queste parti, sono di solito la misura oltre la quale i dirigenti non vanno. Ma domenica prossima c’è la trasferta in casa della Juve, dopodiché la sosta per far posto alla Nazionale: casomai, sarà dopo la partita di Torino che lo stato maggiore rossoblù deciderà se andare avanti così o se cambiare manico.
Nel caso: favorito Cesare Prandelli, a seguire Roberto Donadoni e Francesco Guidolin.
Quello che l’attuale allenatore deve risolvere nel giro di una settimana non è un problema semplice: la sua squadra è in grado di reggere l’impatto con la serie A per un tempo, dopodiché quasi scompare dalla scena, diventando confusa, lenta e ovviamente vulnerabile.
E’ un Bologna, questo, che non può rinunciare a tre cambi da effettuare nella ripresa, per mantenere un minimo di freschezza atletica e questo dato di fatto rende abbastanza arduo spiegare perché mai Rossi abbia deciso di anticipare il rientro di Giaccherini, che era fra gli infortunati.
Questi, come nella partita con la Samp, ha retto per mezz’ora, prima di lasciare il posto a Brienza. Un cambio che ha tolto all’arco del tecnico una freccia da scagliare nella ripresa.
SE IL BOLOGNA avesse mantenuto il ritmo che fin dall’inizio aveva imposto alla gara, si sarebbe sbarazzato dell’Udinese con discreta disinvoltura. La colpa maggiore dei rossoblù è di non aver chiuso la pratica finché hanno avuto gambe forti e idee chiare.
L’occasione per lasciare l’Udinese alle prese con i suoi tormenti il Bologna l’ha avuta a fine primo tempo, quando Destro ha servito un assist a Brienza, che ha tirato fuori da pochi passi. E lo stesso Brienza (7’ della ripresa), dopo il gol di Badu, avrebbe potuto riportare il Bologna in vantaggio: in quella circostanza ha fatto tutto per bene, ma ha trovato Karnezis in vena di miracoli.
E’ STATO quello l’unico squillo dei padroni di casa nell’arco di tutto il secondo tempo, quello che, uno dopo l’altro, ha visto tutti i giocatori piantarsi in mezzo al campo, come se Rossi più che un tecnico fosse un vivaista. In effetti, le sue piantine vanno innaffiate e aiutate a crescere forti e robuste. Chi sperava che questo potesse avvenire in fretta o, ancora meglio, a tempo di record, si cullava nella pia illusione che avere alle spalle una società forte garantisse comunque buoni risultati.
Peccato che il cammino verso la condizione migliore e l’intesa fra reparti e compagni necessiti di tempi lunghi e che la garanzia di un futuro luminoso non sia estendibile anche al presente.