Bologna, guerra delle merendine a scuola, sul web esplode la rabbia

C’è che inneggia al panino con la mortazza e chi al kiwi. Ma tutti sono pressoché concordi sul ‘no ai divieti’ e conseguente libertà di scelta: «La salute di mia figlia la decido io e non la scuola – scrive Lia –. Come si permette di decidere su una cosa così importante?».

La rete si spacca sulla decisione del Consiglio di istituto del comprensivo 8 di vietare – alle elementari Manzolini, XXI Aprile, Armandi Avogli e Bombicci e alla media Guinizelli – l’ingresso di panini, snack e pizze per la merenda di metà mattina. Semaforo verde invece a frutta e verdura. Un ‘al bando’ che riguarda circa 1500 ragazzini tra i 6 e i gli 11 anni e che, tra gli adulti delle 5 scuole, ha sollevato un vespaio di polemiche.

«Più che proibire, visto che sono scuola, si dovrebbe educare all’alimentazione corretta e lasciar scegliere», posta sulla pagina Fb del Carlino, Giuseppe. La mette giù dura Arianna: «Bisogna denunciare la scuola e il Comune. La merenda è sacra. Ogni bambino ha preferenze e abitudini ed è giusto che mangi ciò che la famiglia gli dà». Mette il dito nella piaga Emilia: «Forse i genitori farebbero meglio ad alzarsi prima, preparare una sana colazione ai figli, non schifose merendine colme solo di sostanze grasse e dare un frutto a metà mattina». Clara va di slogan: «Ecco le merendine illegali! Questi sono i gravi problemi della scuola italiana». Programmatica Silvia: «Io farei un casino atomico». Elena è incredula: «Quindi una piccola rosetta con il prosciutto è illegale? Ridicoli», mentre Doriana esorta: «Prima di proibire controllassero la mensa: quello sì che fa male, è uno schifo».

E per 5 istituti dove si vieta, nelle elementari Villa Torchi, Marsili, Cremonini Ongaro, Mazzini, Aldo Moro, Don Minzoni e Romagnoli, la frutta (e solo quella: niente latte o merendine o paninazzi) a metà mattina è una libera scelta, condivisa da tutti. Partita dall’Osservatorio mense cittadine e da un meraviglioso passaparola tra mamme, l’idea ha incassato il placet di Comune, Ribò e dell’Ausl. Obiettivo: far apprezzare la frutta ai bambini e farli arrivare a tavola con il pancino vuoto. «Così non spiluccano e mangiano», osserva Cinzia Tancini che segue il progetto Frutta per l’Osservatorio. E che questa scommessa, partita in via sperimentale l’anno scorso nella sola Villa Torchi, sia un successo lo dimostra il fatto che Villa Torchi e Marsili chiedono più frutta. Sguscia-kiwi, tagliaspicchi, spremiagrumi sono comparsi tra quaderni e pennarelli. Da notare che, per le famiglie, non c’è stato nessun aggravio di spesa. Anzi. La frutta a km zero e di stagione (kiwi, banane, mele, pere, arance e mandarini a rotazione di tre su cinque giorni) è fornita da Ribò ed è quella che i bambini dovrebbero mangiare a mezzogiorno. Chiave di volta del progetto, sono state le maestre: le ‘teste d’ariete’ che con tanto di telefonate hanno convinto i genitori. Il Resto del Carlino