Una passeggiata qualsiasi, nel cuore della Bolognina, si è trasformata in un incubo per un bimbo di sei anni e sua nonna, travolti martedì scorso da una violenta rissa tra spacciatori in via Zampieri. A distanza di una settimana, la madre del piccolo ha deciso di raccontare la sua testimonianza a Il Resto del Carlino, trasformandola in un appello diretto alle istituzioni: “Siamo prigionieri in casa nostra, non è accettabile che l’unica soluzione per vivere serenamente sia andarsene”.
Laura, così si chiama la donna, chiede al Comune e al Governo di mettere da parte tensioni e calcoli politici per affrontare con lucidità una situazione che definisce “fuori controllo”. Non parla solo da madre ferita e spaventata, ma da residente che ha visto cambiare radicalmente il volto della propria città. Suo marito, bolognese, era cresciuto giocando in piazza dell’Unità: oggi, dice, Bologna non la riconosce più. L’ansia che Laura cerca di non trasmettere al figlio è palpabile: dopo l’aggressione, il bimbo, spaventato, le ha chiesto se “uscendo ci avrebbero accoltellati”. Parole che da sole raccontano il clima di paura in cui si ritrova a crescere una generazione di bambini che, paradossalmente, dovrebbero essere tra le poche speranze rimaste per restituire vivacità al quartiere.
Il racconto prosegue con altri dettagli che dipingono un quadro desolante: famiglie costrette a fare lo slalom tra le siringhe nei parchi, il degrado che si impone nelle vie e persino negli spazi che dovrebbero essere una risorsa collettiva, come il mercatino di via Albani. Su tutto incombe la presenza dello spaccio e degli effetti devastanti della droga su chi la consuma, trasformando persone in “zombie violenti”, come li descrive la donna.
Le sue parole, affidate al quotidiano, sono non solo denuncia ma richiesta di intervento: “Interventi sociali e percorsi di disintossicazione sono importanti, ma servono anche controlli più serrati e azioni concrete”. L’appello è rivolto direttamente al ministero dell’Interno e all’amministrazione comunale, con un invito a smettere di usare la sicurezza come campo di scontro elettorale e a trasformarla invece in terreno di collaborazione. Per la famiglia di Laura, e per molte altre famiglie della Bolognina, si tratta semplicemente del diritto a vivere in un quartiere libero dal timore di finire ogni giorno nel mezzo di una rissa.
La madre del piccolo non ha dubbi: la città rischia di diventare invivibile se non ci sarà un cambio di passo immediato. E ribadisce che non sono solo le famiglie a non farcela più: “Al momento a mancare – sottolinea – sono sia la sicurezza che la libertà individuale”. È la sintesi di un malessere collettivo che non può più essere ignorato.