Bologna riconosce i matrimoni gay Scoppia la lite tra sindaco e prefetto

omosessualitàSCONTRO istituzionale, a Bologna, sul tema spinoso della trascrizione dei matrimoni gay contratti all’estero nell’archivio di stato civile del Comune. Possibile, da ieri, sotto le Due Torri, a seguito di una decisione del sindaco, Virginio Merola. Alla quale, però, si oppone il prefetto, Ennio Mario Sodano. Che, con una lettera formale di poche righe, chiede al sindaco di «procedere alla revoca della disposizione, atteso che il nostro ordinamento non ammette tale trascrizioni».

È UN BRACCIO di ferro condotto fra diverse interpretazioni delle leggi, richiami alla Cassazione e alla Corte costituzionale. Merola tira dritto: «La trascrizione è una cosa simbolica, senza valore legale. Ma è una battaglia di civiltà, per i diritti civili». Ieri, tre coppie si sono registrate. Dalla Prefettura fanno sapere che, se il sindaco non revocherà il provvedimento, l’invito del prefetto si trasformerà in un intervento d’imperio. Nessun giudizio di merito, assicurano dal Palazzo del Governo, ma solo il dovuto controllo del rispetto delle norme vigenti.
Il prefetto «credo abbia il diritto di revocare quel provvedimento», commenta Merola. Che chiede al Parlamento «la volontà e il coraggio di affrontare il tema con una legge specifica, come già accade in molti Paesi d’Europa».
Al momento, la Chiesa bolognese non entra nel merito dello scontro istituzionale.
Ma Giovanni Silvagni, vicario generale, rimanda alla «netta posizione» già presa in passato dalla Curia sul tema delle trascrizioni. Sulle pagine di Bologna Sette, settimanale locale di Avvenire, si scriveva di «evidente forzatura della legge, dettata forse da ragioni di visibilità politica» e di «atto formalmente illegittimo se non, almeno in linea teorica, addirittura illecito».
Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e leader di Sel, si schiera con Merola: «Fa bene a non piegarsi, vada avanti in questa battaglia di civiltà contro l’ipocrisia e l’oscurantismo che ancora
albergano nella politica del nostro Paese».

Il Resto del Carlino