Bologna, scontro sulla sicurezza in Emilia Romagna: Lepore chiede uomini e mezzi, il Ministro Piantedosi rilancia sui Cpr

Il tema della sicurezza in Bolognina torna al centro della scena politica e lo fa con toni che annunciano giorni di confronto serrato. Ieri, martedì 9 settembre, il sindaco Matteo Lepore ha tracciato un quadro netto della situazione: secondo lui servono più forze dell’ordine, un presidio costante sul territorio e strumenti concreti per andare oltre le misure annunciate. A suo avviso, il quartiere è ormai sotto scacco di reti criminali dedite allo spaccio, un fenomeno che non si può contrastare con iniziative isolate ma solo rafforzando la presenza dello Stato. Proprio per questo ha invocato l’apertura di un posto di polizia stabile in zona e una migliore condivisione delle informazioni con le banche dati del Viminale, sottolineando però che non servono controlli indiscriminati sugli immigrati, bensì un’azione mirata sui gruppi che dominano le piazze di spaccio.

Nel mirino del sindaco c’è anche la questione delle risorse: i 25 milioni di euro stanziati dal Governo per la videosorveglianza a livello nazionale sono considerati dal primo cittadino una cifra troppo bassa, incapace di coprire le esigenze delle città lasciate sguarnite, soprattutto nelle ore notturne.

Alle parole di Lepore ha risposto direttamente il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che in un’intervista a Il Resto del Carlino ha ribaltato la prospettiva: se davvero ci sono preoccupazioni per bande di stranieri che controllano lo spaccio, ha detto, allora è il momento di ripristinare a Bologna il Cpr, il centro di permanenza per il rimpatrio, ritenuto fondamentale per trattenere ed espellere gli spacciatori stranieri arrestati. Piantedosi ha anche difeso scelte contestate come le zone rosse, ricordando che grazie a misure di questo tipo oltre due milioni di persone sono state controllate in Italia, con 2mila arresti e circa 6.400 allontanamenti di soggetti molesti. Un bilancio che il ministro rivendica come prova dell’efficacia della linea dura.

Il titolare del Viminale ha inoltre ribadito la priorità del contrasto all’immigrazione irregolare, sottolineando che oltre un terzo dei reati è commesso da cittadini stranieri, in gran parte privi di documenti regolari. Ha spiegato che i rimpatri sono aumentati di oltre il 10% all’anno, ma che restano difficoltà operative dovute a regole europee considerate troppo vincolanti. Per questo, ha anticipato, è in corso un lavoro con Francia e Germania per avanzare una proposta comune di riforma.

Il confronto tra sindaco e ministro, esploso alla vigilia dell’arrivo di Piantedosi a Bologna e in vista della firma del nuovo Patto per la sicurezza urbana, lascia intuire che la Bolognina sarà ancora terreno di scontro politico. Da un lato la richiesta degli amministratori locali per una presenza concreta di uomini e mezzi; dall’altro la strategia nazionale, che punta a strutture come i Cpr e a rimpatri più rapidi. In mezzo resta la quotidianità di un quartiere che, tra spaccio, degrado e paura dei residenti, attende risposte immediate prima ancora che strategie a lungo termine.