QUESTA volta è davvero finita. Vanna Marchi è una donna libera. In tutto e per tutto. Il tribunale di sorveglianza di Milano ha accolto venerdì scorso l’istanza di concessione della liberazione anticipata presentata dallo storico legale, Liborio Cataliotti. E così l’ex teleimbonitrice condannata a 9 anni e sei mesi per truffa, associazione per delinquere e bancarotta fraudolenta, ha chiuso la sua partita con la giustizia italiana, pene accessorie comprese, riacquistando tutti i diritti civili. Due anni e mezzo sono stati scontati in carcere (dal 2009 al 2011), mentre gli ultimi 24 mesi dietro il balcone del bar di Milano – in affidamento in prova ai servizi sociali – in cui aveva riallacciato quel contatto con la gente mai venuto meno. Ma il suo futuro, a 73 anni, è di nuovo in televisione. E a inizio 2016 si parla pure di matrimonio.
Signora Marchi, come si sente?
«Benissimo. Finalmente potrò andare a Parigi a vedere il negozio di antiquariato di mio figlio».
Quindi ci sarà subito un viaggio?
«Verso Pasqua penso di andare a Panama da amici».
Qual è la prima cosa che ha fatto da donna libera?
«Ho preso un aperitivo in compagnia. Ma niente di particolare, perché mi devo ancora abituare all’idea».
La sua vita è già cambiata?
«Quella appena passata è stata la prima notte senza che nessuno suonasse al campanello per controllare che fossi in casa».
Quest’estate ci disse che era pronta a tornare sulla scena, è così?
«Sì. Torno con un programma televisivo dalle 23 alle 24. Lo condurrò con mia figlia».
Qualche anticipazione?
«Ancora no, sono scaramantica. Faremo una cosa simpatica, ci credo tanto. Mi hanno già invitata anche in altre trasmissioni: ci sto pensando».
Al bar ci andrà ancora?
«Qualche volta, per i clienti. E poi non posso abbandonare chi mi ha aiutato».
Cosa dice degli amici di prima?
«Ne ho uno, Franco. E due donne: Patrizia Suzzi e la mia parrucchiera di Toscanella di Dozza (nell’imolese, ndr). Gli altri stanno tornando, ma li caccio via».
E poi c’è l’avvocato Cataliotti che celebrerà il suo matrimonio con Francesco Campana.
«Sì, forse all’inizio del prossimo anno, a Dozza. E’ un paese magico, dove ho vissuto quattro anni».
Ora che tutto è finito, cosa le è mancato di più?
«La libertà».
Si è sentita in colpa?
«Mai. Ho sempre dormito benissimo. Anche in galera».
Quindi rifarebbe tutto?
«Qualsiasi cosa. Tranne che sposare il mio primo marito. Ma avevo 17 anni… avrei dovuto dare retta a mia madre».
Le vittime sono state risarcite?
«Tutte. Sono state pagate anche di più».
E il mago do Nascimento l’ha mai più sentito?
«E’ a casa sua, in Brasile. Mi dispiace, gli ho voluto e gli voglio ancora bene. Ma non credo che lo rivedremo più».
E le vostre vendite sul sito ‘Le Wanne Marchi’ continuano?
«Ma sì. Però i miei quadri dipinti in carcere sono contenta di tenerli. Sa che le dico? Sono belli».
