Borse europee deboli, mentre il numero uno della Banca centrale europea, Mario Draghi, da Bruxelles sta puntando l’indice sulla politica condotta dai Governi europei e chiedendo di nuovo che siano portate avanti le riforme, senza perdere tempo. «Il costo di un rinvio è semplicemente troppo alto», ha ammonito il banchiere che ha inoltre risposto alle critiche di chi ritiene ( all’interno della stessa Bce) che i risultati dell’espansione monetaria non siano finora esaltanti in tema di rialzo dell’inflazione, che continua a rimanere lontana dal target del 2%. «Ciò non dipende interamente dalle nostre azioni – ha spiegato Draghi -l’orientamento di altre politiche influenzano la velocità con cui la crescita torna al potenziale: se altre politiche non sono allineate con la politica monetaria l’inflazione rischia di tornare al target più lentamente».
Sullo sfondo dei mercati, intanto, rimangono le tensioni legate alle mosse della Federal Reserve, in vista della riunione del Fomc, e quelle per il referendum inglese sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.E’ in ribasso il FTSE MIB, c0sì come Parigi e Francoforte (segui qui andamento principali indici).
A Piazza Affari (che è arrivata a perdere l’1,3%) il focus rimane sulle azioni delle banche, che anche oggi sono deboli. Unicredit perde quota, nel giorno in cui si riunisce il consiglio di amministrazione, che potrebbe prendere decisioni sul futuro amministratore delegato che sostituirà Federico Ghizzoni.
Sul fronte dei cambi, l’euro è scambiato sotto la soglia di 1,14 sul dollaro che aveva conquistata ieri, livello top da inizio maggio. Gli investitori continuano a tenere sotto stretto controllo la sterlina, mentre si avvicina la data del referendum sulla Brexit. Lo spread ha aperto a 134 punti. L’oro lima a 35.56 dollari all’oncia. Infine il petrolio continua a salire.
Draghi scuote mercati – Il presidente dell’Eurotower, al convegno sull’economia promosso dalla Commissione europea, sta chiedendo chiarezza sul futuro dell’Europa e sottolineando che il ritorno dell’inflazione verso il target del 2% non dipende solamente dalla Bce, ma sarà anche responsabilità dei Governi. «Se altre politiche non sono allineate con la politica monetaria, l’inflazione rischia di tornare al target più lentamente» ha ammonito. Draghi ha anche chiesto progressi nel completamento dell’Unione monetaria rilevanti non solo nel lungo periodo, ma anche «per il breve termine per gli effetti sugli investimenti». In più è tornato a cavalcare il tema delle riforme. «Ci sono molte comprensibili ragioni per rinviare le riforme strutturali ma poche buone ragioni economiche – ha asserito – Il costo di un rinvio è semplicemente troppo alto». Come se non bastasse, il banchiere ha lanciato un grido d’allarne anche sulle banche. «I bilanci bancari non sono stati ancora completamente rimessi in sesto e lo dimostra l’alto livello dei crediti in sofferenza in alcune parti della zona euro», ha dichiarato, senza fare riferimento a specifici Paesi della area monetaria e neppure a specifiche banche, ma limitandosi a ribadire che « deve essere fatto più lavoro» per gestire i ‘non performing asset’ delle banche e che «le condizioni per questo devono essere definite con scelte giuste e dalle autorità».
Brexit e Fed innalzano volatilità – Intanto i mercati continuano a soffrire della cautela che stanno sposando gli investitori davanti a un quadro dell’economia globale che rimane incerto, soprattutto dopo che anche la Banca Mondiale ha dato una sforbiciata alle previsioni sulla crescita. In più a complicare la situazione ci sono due date importanti, quella di metà giugno per la riunione del Fomc, il braccio operativo della Federal Reserve chiamato a prendere decisioni di politica monetaria, e quella del 23 giugno per il Referendum della Gran Bretagna sull’uscita dall’Unione europea. Mentre gli investitori danno per scontato che il comitato direttivo della Fed opterà ancora per lo status quo, dopo il deludente dato sui posti di lavoro creati a maggio, sono invece più divisi sull’esito del referendum inglese. L’unica certezza è che un’eventuale uscita del Paese di Oltremanica dall’Ue non solo metterebbe a dura prova la tenuta dell’Europa, ma alla fine avrebbe serie conseguenze sia sull’economia della Gran Bretagna, sia sulla crescita globale.
LA GIORNATA DEI MERCATI 9 giugno 2016
A Milano banche ancora giù – A Piazza Affari rimangono sotto la lente le azioni delle banche, mentre gli investitori sono attenti anche all’operazione di ipo di Veneto Banca, sulla quale aleggia l’incertezza. Banco Popolare è pesante, mentre va avanti l’operazione di aumento di capitale da un miliardo. Tra gli istituti di credito oggi rimane sotto i riflettori Unicredit, nell’attesa di novità sul dopo Ghizzoni che potrebbero emergere dal cda. Tentano di arginare le perdite le Ubi, dopo che ieri il numero uno, Victor Massiah, ha preannuciato «il piano industriale auspicabilmente entro l’estate». Il manager ha inoltre detto che si tratterà di «un piano particolarmente interessante», ribadendo la volontà di procedere sul percorso della creazione della banca unica e confermando le operazioni di acquisto delle quote di minoranza di Banca Popolare Commercio e Industria e di Banca Regionale Europea. Le Bper sono impostate meglio di altri titoli.
Generali e Telecom galeggiano – Galeggiano le azioni di Generali e Telecom Italia, che tentano di opporsi alla debolezza del listino beneficiando della notizia che la Bce ha acquistato bond emessi dalle due società. Enel rimane sotto la lente, nell’attesa della firma con F2i per le trattative in esclusiva per rilevare Metroweb. .
Fuori dal Ftse Mib continua corsa Safe Bag – Fuori dal paniere principale, non si arresta la corsa di Safe Bag , innescata dall’annuncio del ritorno all’utile e di una possibile distribuzione del dividendo, dopo la revisione del contratto con l’aeroporto di Miami che pesava sulla redditività dell’azienda. Sono gettonate le Aeffe , mentre Zucchi perde quota, nonostante la nomina di nominato Joel Benillouch presidente e a.d. del gruppo.
A Francoforte sotto la lente Daimler – Nel resto d’Europa è debole Volkswagen, dopo che il quotidiano Süddeutsche Zeitung, ha fornito nuove rivelazioni sul dieselgate. Va giù anche Daimler , nonostante che il ministro iraniano, Mohammad Reza Nematzadeh, dalle pagine di Handelsblatt abbia dichiarato di sperare di arrivare presto a un accordo. A Parigi vanno sono sugli scudi ArcelorMittal e le Ingenico, quest’ultime dopo lo scivolone della vigilia
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)