Brexit, si dimette l’ambasciatore britannico presso l’Ue

LONDRA – In attesa di uscire dall’Unione Europea, la Gran Bretagna perde un pezzo, anche piuttosto grosso, a Bruxelles. Sir Ivan Rogers, ambasciatore del regno Unito presso la Ue e uno dei più esperti diplomatici britannici, ha rassegnato le dimissioni a meno di tre mesi dalla data prevista per l’avvio dell’articolo 50, la procedura che aprirà il negoziato sulla “secessione” di Londra dall’Europa. L’ambasciatore ha deciso di andarsene appena un mese dopo la rivelazione che in un suo discorso off-the-record aveva criticato la strategia per la Brexit del governo di Theresa May, affermando che ci sarebbero voluti “dieci anni” per negoziare l’uscita dalla Ue e nuovi patti commerciali con gli altri 27 Paesi europei, anziché i due anni previsti dalla trattativa.

Rogers aveva condotto il negoziato del governo di David Cameron con l’Unione prima del referendum del giugno scorso, negoziato in cui la Gran Bretagna ha ottenuto una serie di concessioni da parte di Bruxelles. Negli ambienti diplomatici era noto che le sue simpatie non stavano con la Brexit: personalmente era schierato, come Cameron, per restare in Europa. Il suo mandato sarebbe scaduto nel novembre 2017, dunque se ne va con quasi un anno di anticipo, senza contare che il governo gli avrebbe potuto rinnovare o almeno prolungare l’incarico.

“Meglio così”, commentano i duri dell’ala euroscettica, preferendo avere al tavolo della trattativa sulla Brexit un rappresentante sulla loro stessa linea. “Brutto segnale”, obietta Charles Grant, direttore del Center for European Reform, uno dei più importanti think tank di affari europei a Londra, “è come dire alla Ue che il governo britannico preferisce dare un contentino agli anti-europeisti invece di avere un diplomatico di alto livello su cui contare quando inizierà il negoziato”. Di fatto, è come se una squadra perdesse uno dei suoi giocatori chiave alla vigilia di una partita – o meglio di un lungo torneo internazionale. “Dovremo cercare di sostituirlo al più presto e non sarà facile”, osserva Hilary Benn, il deputato laburista che presiede la commissione Affari europei alla camera dei Comuni. Un altro sintomo insomma dell’incertezza con cui prosegue il conto alla rovescia verso il via della trattativa, indicato l’autunno scorso da Theresa May nella fine di marzo. Ma su cui pesa la sentenza

della Corte Suprema sul diritto del Parlamento britannico di discutere e votare sulla Brexit, prevista per metà maggio. E ora anche la necessità di affidare a un ambasciatore appena arrivato a Bruxelles il più complicato negoziato britannico della storia recente. La Repubblica