No benefici per l’export dalla svalutazione (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – Milano, 21 giu – La sterlina perderebbe “almeno il 15%, ma forse anche piu’ del 20%” nel caso di Brexit, scendendo alla parita’ con l’euro. Sarebbe una paradossale adesione alla valuta unica europea, con una svalutazione senza benefici per l’economia britannica. Questa la previsione di George Soros, il finanziere e filantropo che nel 1992 proprio grazie alla sua scommessa sulla svalutazione della valuta britannica riusci’ a fare “sostanziosi profitti” (1 miliardo di sterline, ndr) per i suoi hedge fund “a spese della Banca d’Inghilterra e del Governo Britannico”, come ricorda lo stesso Soros in un editoriale sul ‘Guardian’. “E’ quasi certo che la sterlina scenderebbe velocemente e bruscamente” nel caso di vittoria dei ‘Leave’ al referendum del 23 giugno e si tratterebbe di una svalutazione “piu’ dirompente e maggiore” di quella del 15% avvenuta nel settembre 1992, scrive Soros che prospetta la sterlina in caduta dagli attuali 1,46 dollari a “sotto 1,15 dollari”, quindi del 25-30% sotto la gamma pre-referendum tra 1,50 e 1,60 dollari. “Se la sterlina cadesse a questo livello, allora ironicamente un pound varrebbe quanto un euro, un metodo di ‘entrare nell’euro’ che nessuno in Gran Bretagna vorrebbe”, indica Soros, ammonendo che mentre nel 1992 la svalutazione si rivelo’ favorevole per l’economia, le ricadute adesso saranno ben diverse. La Banca d’Inghilterra non potra’ tagliare i tassi come fece allora perche’ i tassi sono gia’ ai livelli minimi compatibili con la stabilita’ del sistema bancario britannico che e’ tra l’altro un’altra delle ragioni per preoccuparsi di una Brexit. Se la caduta dei prezzi delle case e la perdita di posti di lavoro causera’ una recessione, come e’ probabile, ci sara’ ben poco che la BoE puo’ fare. Inoltre il Regno Unito ha un forte deficit delle partite correnti e dipende come mai nella sua storia dai capitali esteri, che prenderanno altre strade soprattutto nel periodo di incertezza durante le trattative per l’uscita dalla Ue. La svalutazione non favorira’ neppure l’export, perche’ le condizioni commerciali post-Brexit sarebbero talmente incerte da scoraggiare investimenti, assunzioni o maggiore capacita’ di export da parte delle aziende. Oltre tutto oggi “le forze speculative attive sul mercato sono molto piu’ grandi e potenti che in passato e saranno pronte a sfruttare ogni mossa sbagliata da parte del Governo o degli elettori britannici. Una Brexit renderebbe alcune persone piu’ ricche, ma la maggior parte degli elettori decisamente piu’ poveri”.
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