BRICS e Ue: quali effetti per San Marino? (l’editoriale di David Oddone)

Il 2023 ha visto un primo semestre con un rialzo dei mercati azionari, sebbene alcuni dati economici si siano rivelati deboli. L’inflazione in calo ha influenzato maggiormente i mercati, e gli operatori istituzionali prospettano un “atterraggio morbido” della congiuntura USA con aspettative di ripresa degli utili aziendali. Tuttavia, i settori produttivi globali continuano a indebolirsi, avvicinandosi al fondo. Le banche centrali occidentali, allo stesso tempo, stringono la politica monetaria per far fronte alla pressione inflazionistica derivante dai settori dei servizi. Attraverso i numeri, la puntuale e autorevole analisi di “Milano Finanza”, punto di riferimento del settore, possiamo provare a ipotizzare quello che ci aspetta nel futuro attraverso la nuova geopolitica globale, nonché quali potrebbero essere gli effetti sulla Repubblica di San Marino, alle prese con la trattativa di associazione alla Ue.

Lo scenario appena descritto, nonostante i movimenti positivi dei mercati, non favorisce i settori ciclici e gli asset rischiosi. Inoltre, la ripresa economica della Cina è stata più lenta del previsto, con l’ulteriore deprezzamento della valuta cinese, creando possibili impatti su altre economie emergenti.

In tale contesto, il vertice dei paesi BRICS, in programma in Sudafrica ad agosto, sta guadagnando importanza. La coalizione di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica sta cercando di fornire una risposta economica all’ordine economico mondiale dominato dagli USA e dall’Occidente, con l’obiettivo di creare un “Sud globale” più equo. Tuttavia, rimangono dubbi sull’effettiva solidità di questa alleanza.

La prima metà del 2023 ha registrato forti guadagni sui mercati azionari, tranne alcune eccezioni. I paesi emergenti hanno visto un aumento medio delle azioni del 3,2% (in dollari USA), mentre i mercati sviluppati hanno segnato un incremento di quasi il 6%. Le azioni brasiliane hanno continuato a distinguersi positivamente, e anche la borsa polacca ha registrato forti guadagni. Investitori internazionali hanno continuato a interessarsi ai mercati asiatici.

La sigla BRICS, nata dalla banca di investimento Goldman Sachs nel 2001 per riunire paesi emergenti ad alto potenziale di crescita, ha perso di interesse nel tempo. Tuttavia, la Russia ha ripreso l’idea, promuovendo un’alleanza che mira a creare un ordine mondiale alternativo e più equo rispetto a quello dominato dagli USA e dall’Occidente. Nel 2010, il Sudafrica si è unito al gruppo, dando origine ai BRICS.

Le sanzioni dell’Occidente contro la Russia durante il conflitto in Ucraina e le tensioni tra Occidente, Russia e Cina hanno accelerato la formazione dei BRICS come blocco geopolitico ed economico. Più di 20 paesi hanno richiesto l’adesione al gruppo, tra cui Iran, Egitto, Algeria, Argentina e Arabia Saudita, e oltre 30 paesi parteciperanno al vertice dei BRICS in Sudafrica ad agosto.

L’uso del dollaro USA come arma per le sanzioni ha portato a una crescente de-dollarizzazione dell’economia globale. La creazione di una moneta comune dei BRICS, forse con una copertura in oro, è stata discusso come mezzo per effettuare scambi commerciali e investimenti evitando il dollaro USA. Tuttavia, sostituire il dollaro come valuta di riserva mondiale appare un obiettivo lontano e non condiviso da tutti i membri dei BRICS.

Alla luce di questi cambiamenti geopolitici ed economici, la futura associazione di San Marino alla Ue potrebbe richiedere al Titano un’attenta gestione delle relazioni con i BRICS, cercando di sfruttare le opportunità offerte. Non è un mistero il rapporto privilegiato che l’Antica Repubblica poteva vantare con la Russia. La fornitura di Sputnik ai tempi della pandemia sta lì a dimostrarlo. Poi è cambiato tutto. La guerra in Ucraina e la trattativa per entrare in Europa, hanno fatto sì che il Titano si uniformasse a tutti gli altri Stati nelle sanzioni.

La prossima associazione della Repubblica di San Marino all’Unione Europea sarà una svolta epocale. Offrirà certamente vantaggi come un maggiore accesso al mercato europeo e, in teoria, una maggiore stabilità economica. Tuttavia, comporterà anche la conformità alle normative e politiche europee, limitando parzialmente la sovranità decisionale. Con l’aggiunta del punto di domanda BRICS: opportunità o ulteriore elemento destabilizzante per l’area euro?

Il panorama geopolitico ed economico globale sta subendo profonde trasformazioni. La formazione dei BRICS come blocco alternativo all’Occidente, insieme alla trattativa di associazione alla Ue – strada assolutamente obbligata e irreversibile – rappresentano sfide considerevoli per la piccola Repubblica. La necessità di adattarsi alle nuove dinamiche mondiali, la capacità di tessere e ricucire rapporti internazionali, potrebbe rivelarsi cruciale per il futuro.

 

David Oddone

(La Serenissima)