Brocchi tradito da Galliani, sbatte la porta e si dimette. Il suo posto è già di Giampaolo. Il tiro mancino di Galliani. Ora spera per Brescia

brocchiRacconta chi frequenta i piani alti di via Rossi e conosce bene i fatti di Casa Milan, che da più di un mese il ritornello fosse sempre uguale: Cristian Brocchi sentiva (o incontrava) Adriano Galliani per pianificare la stagione prossima, convinto che prima o poi il rinnovo del contratto sarebbe arrivato. E invece, un minuto dopo aver chiuso il dialogo con l’ormai ex allenatore rossonero, partiva subito una telefonata diretta a Marco Giampaolo da parte dell’amministratore delegato dei rossoneri. Il quale, più di due mesi fa, fu il primo a contattare l’allenatore chiedendogli di lasciare l’Empoli e venire al Milan.
Il giochino è durato un po’ di settimane, fino a quando Brocchi l’ha scoperto, e sentitosi preso in giro ha deciso con dignità di fare lui un passo indietro, dopo lunghe e silenziose giornate di riflessione a Coverciano. Così ha preso il cellulare e ha contattato Silvio Berlusconi, comunicando al presidente (che l’aveva tanto voluto e difeso nello scorcio finale di stagione) di non voler continuare sulla panchina del Milan preferendo togliere il disturbo, in quanto non ritiene «che ci siano le condizioni ideali per lavorare e andare avanti insieme». Non solo: allo stesso tempo Brocchi ha chiesto all’ex Cavaliere di ‘liberarlo’ con qualche giorno d’anticipo (contratto in scadenza il 30 giugno) per non fargli perdere una importante occasione di lavoro, visto che a lui si è interessato il Brescia (contratto da 130.000 euro l’anno) che ha deciso di mollare Zeman. Un colpo di scena che in realtà decide poco, perché in società il nome del nuovo allenatore è stato deciso, ed è proprio quello di Giampaolo (annuncio atteso il 1° luglio, a meno di clamorosi ripensamenti).
Un atto più morale che formale quello di Brocchi, che ha atteso che Berlusconi si riprendesse dalla delicata operazione al cuore per motivargli questa decisione in un momento di grande confusione all’interno della società e con un passaggio di consegne fra azionisti che sembra ormai alle porte. Dunque, Brocchi come Inzaghi, Seedorf e Mihajlovic. Solo che lui, a differenza degli altri, almeno ha avuto il ‘privilegio’ di poter riferire il suo stato d’animo e la grande delusione direttamente al presidente che gli ha ribadito stima ed affetto, chiedendogli di aspettare fino a domani. Ma Brocchi esce di scena a testa alta, ‘tradito’ da Galliani (sempre contrario alla sua riconferma) e dopo aver passato giorni difficili per via degli insulti che gli sono arrivati, al punto da costringerlo a chiudere i profili sui social network. Sa di aver fatto il massimo l’allenatore, il fallimento (l’ennesimo) del progetto tecnico è colpa di altri. Brocchi nei suoi 40 giorni in panchina (e negli altri 40 da… precario) ha sempre e solo pensato al Milan: ha una bella idea di calcio, fresca, moderna, però gli è stato concesso pochissimo tempo in un ambiente avvelenato.
E’ arrivato comunque ad un passo dalla clamorosa impresa di vincere la Coppa Italia, anche se c’è la sensazione che neppure il trofeo gli avrebbe garantito la riconferma. Perché Galliani è ancora troppo influente col presidente. E perché Galliani voleva Giampaolo (mentre i cinesi spingono per un allenatore straniero), un discreto maestro di calcio che però ora si troverà di fronte ad un compito molto difficile. Brocchi avrebbe meritato un altro trattamento. Invece per un mese è stato su ‘Scherzi a parte’. Sognando una panchina che da tempo non era più sua. Il Resto del Carlino