SALAH Abdeslam è stato in Belgio, e potrebbe già essere in Germania. Le forze di sicurezza belga e le squadre antiterrorismo hanno smantellato un cellula terrorista a Bruxelles arrestando sedici persone, ma non hanno preso il ricercato numero uno, l’attentatore di Parigi in fuga avvistato a Liegi e da lì scappato a bordo di una Bmw in direzione Germania. E’ l’ultimo capitolo di una giornata convulsa, seguiti del sabato di tensione e del coprifuoco cui ha fatto seguito una domenica di operazioni antiterrorismo a Bruxelles, Charleroi e Liegi. Sedici le persone arrestate, una delle quali al termine di un tentativo di fuga andato a vuoto. Non sono stati trovati esplosivi né armi, ma il ministro degli Interni Jan Jambon non ha nascosto che «c’è una minaccia reale», e anche oggi a Bruxelles il livello di allerta resterà il 4, quello massimo, mentre nel resto del Paese il 3.
ELICOTTERI hanno sorvolato la città a partire dal pomeriggio. Alle 21:47 il centro di crisi del Belgio ha ordinato via twitter di «restare calmi e di seguire rigorosamente le istruzioni delle forze dell’ordine», poco dopo la polizia ha richiesto il silenzio dei social media, con conseguente black-out di ogni tipo di aggiornamento fino a poco dopo le 23, fine delle operazioni.
Diciannove perquisizioni compiute in sette delle diciannove municipalità di Bruxelles (Molenbeek, Foret, Anderlecht, Etterbeck, Woluve Saint-Lambert, Schaarbeck, Jette), e tre a Charleroi. Perquisito il domicilio di Faklan Abdeslam, zio di Salah, che nelle ultime ore ha sembra abbia contattato via Skype tre persone amiche, per organizzare la fuga in Siria. Una versione confermata dal fratello di Salah, Mohamed, risultato estraneo ai fatti, che alla tv Rtbf ha chiesto che Salah «si arrenda, si consegni», perché «preferiamo vederlo in prigione che in un cimitero».
Il Mannekenpis ostaggio del terrorismo è l’immagine della giornata. La statua simbolo di Bruxelles è rimasta all’interno del perimetro chiuso dalle forze speciali, a pochi passi dalla Gran Place, centro della città fantasma che Bruxelles è stata nel fine settimana e resterà anche oggi. Il primo ministro Charles Michel ha disposto la chiusura della metropolitana, lo stop di tutti i tram non di superficie, la chiusura della stazione del treno di Schuman, perché «luogo sensibile» in quanto a ridosso delle istituzioni comunitarie. Il Consiglio dell’Ue, dove oggi si riunisce l’Eurogruppo, in tarda serata ha fatto sapere che aumenteranno i controlli d’ingresso e che data la situazione nell’edificio «si terranno solo le attività indispensabili».
LA COMMISSIONE europea ha anche disposto a molti dipendenti di lavorare da casa. Chiusi i principali luoghi di ritrovo e soprattutto le scuole. «Una cosa mai vista, che testimonia la situazione di crisi», il commento ripetuto in serata dalla maggior parte dei media belgi di lingua francese. Proprio l’istruzione è l’unità di misura dello stato di crisi di questi giorni. Il 20 novembre è stata vietata la tradizionale festa che celebra la fondazione dell’università ULB-VUB, fatto che non si verificava dai tempi della guerra. Il +39, noto luogo di ritrovo dei giovani, ha voluto ospitare la festa mancata con una serata dedicata agli studenti universitari nel fine settimana più buio del nuovo secolo. E’ la Bruxelles che non ha paura.
