Bruxelles. Caccia a Salah: coprifuoco

Francia polizia teste di cuoioIMPROVVISAMENTE Bruxelles non è più la stessa. Cielo grigio, aria gelida, freddo. È arrivato l’inverno, così, tutto d’un colpo, portando con sé silenzio e paura. Lo spettro degli attacchi terroristici a casa propria, dietro lo spettro di Salah Abdeslam, membro del commando che il 13 novembre ha colpito Parigi e che aleggia per le vie della capitale belga dove sarebbe stato visto più volte negli ultimi giorni. La polizia ha appurato la sua presenza nella zona, grazie a una stretta sui suoi complici (ieri nuovo arresto: preso un amico di Salah nel quarteiere Jette), e lui probabilmente potrebbe essere munito di quella cintura esplosiva che, per motivi ignoti, non ha innescato a Parigi. Inoltre, nelle perquisizioni dell’altro giorno a Molenbeek, quartiere multietnico di Bruxelles, la polizia ha trovato un importante arsenale, tra cui prodotti chimici ed esplosivi.

A BRUXELLES più che semplici precauzioni, un vero e proprio crescendo di tensioni e verità che vengono fuori a poco a poco, lasciando senza parole. Che qualcosa è cambiato lo si capisce immediatamente, quando alle otto del mattino la metro è chiusa. Forse è solo un ingresso rimasto chiuso per lavori: qui le stazioni sono spesso un cantiere. No. «Niente metro oggi, signore», dice un addetto della Stib, la società di trasporto pubblico cittadino. «Ragioni di sicurezza». Sabato è appena iniziato, ma Bruxelles è già coi nervi a fior di pelle. Una signora sotto la pensilina dell’autobus parla al telefono in fiammingo. Si distingue la parola «gevaar» («pericolo»).

ARRIVA un’altra signora, anche lei ad attendere l’unico mezzo di trasporto in circolazione, anche lei al telefono. Al suo interlocutore dice in francese che farà tardi. «Hai visto? Dicono che c’è rischio di attentati. È ferma anche la metro, prendo il 27, ma ci metto un po’ di più». Avevano detto che il fine settimana sarebbe stato guastato dal maltempo, ma le previsioni non erano esatte. Bruxelles è un città svegliata di soprassalto, per le decisioni prese nella notte tra venerdì e sabato, quando tutto appariva ancora normale, e per il clamore di chi di fatto tiene in ostaggio un’altra capitale. Si pensa che Salah Abdeslam sia in città, ma si cercano anche «almeno» altri due terroristi, uno dei quali in possesso di un ordigno esplosivo simile a quelli usati a Parigi. L’Ocam, la rinnovata unità antiterrorismo-interforze, governo federale e governo locale hanno decretato lo stato di massima allerta in tutta la regione di Bruxelles capitale. Chiuse la metropolitana e la stazione ferroviaria di Schuman (è anche stazione metro), chiusi tutti i negozi del centro città, compresi i supermercati. Sono stati fatti chiudere sei punti vendita Carrefour e due della catena Delhaiz. Chiusi i musei e le piscine comunali, vietati i mercati, ordine di evitare luoghi affollati. Si fermano l’Ancienne Belgique, centro concerti meta di artisti internazionali che ha cancellato l’intera programmazione del fine settimana, e il Kinepolis, uno dei principali cinema multisala. Annullata la partita dell’Anderlecht, la squadra più titolata di Belgio, mentre oggi salterà Mouscron-Charleroi.Gli autobus arrivano all’ora indicata dal pannello. C’è ancora qualcosa che sembra funzionare in una città dove ogni equilibrio è saltato. Per strada qualche sporadico passante isolato, pochissime auto. Il silenzio è interrotto a intervalli irregolari dall’eco delle sirene e dal passaggio di elicotteri, per essere sostituiti immediatamente dallo scroscio della pioggia.

SU RUE DE LE RÉGENCE, quella che collega il palazzo di giustizia al palazzo reale, gira solo un camion dell’esercito, uno dei tanti inviati in città. Un blindato è stato posizionato davanti la stazione centrale, un altro lungo la via dello shopping di Avenue Louise. Per tutto il giorno i media nazionali parlano di «stato d’assedio». A Sablon il tradizionale mercatino dell’antiquariato del sabato è deserto. «Non ci hanno detto che non potevamo montare i banchi, e nessuno ci ha detto di chiudere, anche se con quello che succede e questo tempo non credo che vedremo molta gente», confessa Emile da dietro il suo banchetto ricolmo di vecchie pubblicazioni. «Quello lì glielo metto quattro euro». Pensa agli affari, ma solo per non pensare ad altro.