COOPERAZIONE nella gestione dei migranti, accelerazione del processo di adesione della Turchia all’Ue, e compromesso sul contributo finanziario. Il vertice straordinario Ue-Turchia sui migranti dà qualche risultato, anche se rischia di produrre più incognite che risposte. L’Unione europea è pronta ad alleggerire la pressione migratoria sulla Turchia, e sembra ci sia un ragionamento in corso per accogliere 400mila richiedenti asilo dalla Turchia. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha negato. «Non abbiamo parlato di cifre», ha detto, eppure una riunione a otto (Austria, Belgio, Finlandia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svezia) ha affrontato il tema a margine del summit.
NON ERA presente la Francia, con Hollande arrivato per ultimo per ragioni di politica interna. Un mini-vertice che mostra un’Europa divisa, e da cui esce una bozza di strategia la cui traduzione in pratica è poco chiara e non affatto scontata visto che lo schema di redistribuzione intra-europeo non funziona. L’Ue ha fin qui saputo redistribuire appena 129 richiedenti asilo dall’Italia sui 39.600 da smistare entro fine anno, e solo 30 sui 66.400 da dover redistribuire dalla Grecia. Eppure lo schema c’è, e sarà su base volontario. La Commissione europea avrà il compito di lavorare «con gli Stati che vogliono aiutare con il reinsediamento dei rifugiati provenienti dalla Turchia», ha ammesso il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. Sul fronte economico c’è un impegno di massima a fornire assistenza economica alla Turchia per la gestione dei rifugiati su suolo turco, ma non a garantire tre miliardi l’anno come chiede Ankara.
L’EUROPA riconosce l’impegno a mettere sul piatto «tre miliardi di fondi aggiuntivi iniziali» importo da rivedere «a seconda degli sviluppi degli eventi». Ma anche qui l’impegno dell’Ue è tutto da dimostrare, visto che gli stessi Stati membri dell’Ue ancora devono mettere soldi nei fondi fiduciari per le emergenze umanitarie in Africa e Siria. Non solo. Alcuni Paesi già pretendono garanzie per partecipare. È il caso dell’Italia, che dovrebbe contribuire con 300 milioni. «La proposta che viene fatta è considerata fuori dal patto di stabilità» ha ribadito il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, tornato a difendere la flessibilità sul calcolo dei deficit in cambio della partecipazione alle spese eccezionali per le politiche sulla migrazione. Che ci siano problemi lo si capisce anche dalle parole di Merkel. «Continueremo a lavorare» ha promesso, lasciando Bruxelles.
LA TURCHIA non si accontenterà e non starà a guardare, con il primo ministro turco Ahmet Davutoglu che ha chiesto l’adesione all’Ue. «Siamo un Paese europeo, e vogliamo fare parte della famiglia europea. Il futuro del nostro Paese dipende da noi e da voi tutti». L’Ue il 14 dicembre aprirà un nuovo capitolo negoziale, quello relativo alla governance economica e alla politica monetaria, e altri ne verranno aperti entro i primi tre mesi del 2016. Mentre da giugno 2016 scatterà l’accordo bilaterale per i rimpatri.
Matteo Renzi ha visto nel summit di ieri «un passo in avanti nella direzione di rendere sempre più europea la questione dell’immigrazione». Però c’è la questione curda, su cui «non è possibile far finta di nulla», mentre la Germania ha legato l’apertura dei nuovi capitoli negoziali per l’accesso all’Ue proprio «alla questione di Cipro». Due temi sensibili per Ankara, che torneranno sul tavolo.
Il Corriere della Sera