Bruxelles. Migranti, ultimo schiaffo della UE

migranti1LA COMMISSIONE europea avvia la procedura d’infrazione per la mancata registrazione dei migranti in arrivo in Italia. La conferma è arrivata con l’invio della lettera di messa in mora, atto formale che apre ufficialmente l’iter che, se non chiuso, può portare anche al deferimento alla Corte di giustizia europea con il rischio multe che ne deriva. L’Italia non gradisce. «Noi abbiamo iniziato a realizzare gli hotspot e li realizzeremo tutti e cinque, ma non è ancora partito il processo di ricollocamento dei richiedenti asilo come vorremmo che partisse», le reazioni di Matteo Renzi, con il presidente del Consiglio che censura l’Europa e i suoi Stati membri: «L’Europa non sta facendo tutto quello che può».

LA PROCEDURA d’infrazione è però «un atto dovuto», spiega la Commissione europea, perché il nostro Paese o non prende le impronte digitali alle persone in arrivo o non trasmette i dati. Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, sostiene che dal 20 luglio al 30 novembre in Italia sono arrivate 65.050 persone, ma l’Italia ha trasmesso a Eurodac, il database europeo delle impronte digitali di richiedenti asilo e quanti sono entrati clandestinamente nel territorio europeo, i dati solo di 29.176 persone. La situazione era stata già sollevata a ottobre, quando Bruxelles inviò una lettera amministrativa in cui avvisava del rischio infrazione, ma «dopo due mesi i problemi sollevati dalla Commissione non sono stati ancora efficacemente affrontati». La Commissione europea non fa altro che fare ciò che deve, spiegano a Bruxelles. La decisione «mira a garantire la corretta applicazione del diritto dell’Ue», e da questo punto di vista l’Italia non è in regola. Il diritto Ue stabilisce che in base al regolamento Eurodac del 2013 le impronte digitali vanno fornite ad Eurodac entro massimo 72 ore dalla raccolta, e dunque per quanto ci riguarda abbiamo fatto poco o abbiamo fatto male, ma in ogni caso non siamo stati ai patti. Però, lamenta il vicepresidente del Parlamento europeo David Sassoli c’è il forte sospetto che a Bruxelles si usino due pesi e due misure. «Non ci aspettavamo che il presidente della Commissione europea facesse indossare alla sua squadra di commissari l’abito del gendarme, in un momento in cui tanti governi non hanno ottemperato agli obblighi di redistribuzione dei richiedenti asilo in Europa». Chiedere provvedimenti per i ritardi nella redistribuzione dei migranti però non ha senso, perché da un punto di vista giuridico il meccanismo di ricollocamento dei richiedenti asilo non ricade sotto alcuna direttiva né regolamento, e nella pratica un vero meccanismo sanzionatorio per i Paesi che non accolgono rifugiati non c’è.

NON A CASO non si contestano i ritardi nell’attivazione delle strutture di accoglienza e smistamento dei migranti (hotspot), che rientrano nella strategia sui migranti. Ci viene contestato invece il mancato rispetto di un regolamento diverso dalla strategia per i migranti, e per la stessa ragione sono state aperte procedure di infrazione anche contro Grecia e Croazia.

La Repubblica