NESSUN attacco, ma solo «domande» per chiedere spiegazioni. Alla fine Matteo Renzi tenta di smorzare i toni, ma lo scontro del presidente del Consiglio con la Germania scandisce i lavori del secondo giorno del vertice del Consiglio europeo. Davanti a tutti i capi di Stato e di governo dell’Ue, Renzi punta il dito contro la cancelliera tedesca Angela Merkel. «Non potete raccontarci che state donando il sangue all’Europa, cara Angela». Parole d’accusa contro un’idea di Europa che «non è proprio così» come la si vuole far credere. «La Cancelliera ha detto che la Germania sta sostenendo il resto dell’Europa», quando è stata capofila di rigore e austerità. L’Italia, invece, ha insistito sulla flessibilità ottenendola, e dunque quello che si chiude è un anno di «risultati significativi». Per il nostro Paese vuol dire avere «uno spazio di azione fino a 16,5 miliardi di euro, uno spazio importante» dopo tanta disciplina di bilancio. «Per questo chiediamo che l’Europa cambi, che ci sia più crescita».
RENZI critica l’Europa degli ultimi anni, dove la Germania ha giocato un ruolo di primo piano. Alla fine corregge il tiro, ma la sostanza cambia di poco. «Non ho attaccato la Germania e non l’attaccherò mai», però nonostante da parte italiana ci sia, per stessa ammissione del premier, «amicizia e stima» per la cancelliera, il rapporto sembra essere, se non in crisi, quanto mai deteriorato. Renzi rinfaccia più cose: dalle banche ai migranti, pone «domande e quesiti». Chiede conto delle resistenze tedesche al completamento dell’unione bancaria. I meccanismi di supervisione e risoluzione ci sono, manca la mutualizzazione della garanzia sui depositi, cioè l’attivazione del fondo europeo di tutela. Per Merkel «non è il momento», come ribadito ieri.
La Germania sostiene che i Paesi membri, Italia compresa, debbano prima ridurre i rischi sui depositi nazionali e solo allora attivare il fondo unico. Questo perché Berlino teme di pagare con soldi tedeschi le crisi bancarie altrui. Ma quando si parla di banche, dice Renzi, «l’Italia ha applicato le regole e non le cambia, perché siamo persone serie». Non solo. Il sistema bancario italiano «è più solido di quello tedesco», dice Renzi criticando gli aiuti pubblici tedeschi concessi agli istituti nazionali, che l’Italia non ha potuto dare per cambiamento di regole Ue.
QUANDO alla fine sostiene che «dobbiamo uscire da questa cultura della subalternità», è un Renzi che dice basta a un’Europa che ci vede in secondo piano quando invece siamo i primi della classe, come dimostra il dossier immigrazione. La procedura d’infrazione è una «stravaganza», tanto più che «chi è in ritardo è l’Europa, non l’Italia». La Merkel minimizza: «Non è la prima volta che abbiamo differenza di opinioni, ma alla fine si trovano sempre soluzioni».
Il problema è che spesso le soluzioni sono più in salsa tedesca. Come quella del rinnovo automatico delle sanzioni contro la Russia. Renzi aveva insistito perché se ne parlasse al vertice dei leader, ma alla fine il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha deciso di non metterle in agenda. Decisione orientata più verso Berlino che verso Roma, con Renzi che non gradisce e critica anche Tusk. «Ho trovato di dubbio gusto confermare le sanzioni senza aprire prima una discussione».