PROGETTAVANO attentati per Capodanno. Con ogni probabilità volevano colpire il Commissariato centrale della polizia sulla Grand Place di Bruxelles, teatro privilegiato dei festeggiamenti e delle libagioni in strada che salutano l’arrivo dell’anno nuovo. L’ipotesi è contenuta in un documento interno dell’Ocam, la polizia belga antiterrorismo. La Procura della capitale ha ordinato l’arresto di due dei sei fermati nella regione di Bruxelles, nel Brabante fiammingo e nell’area di Liegi. Gli investigatori non hanno trovato né armi né esplosivi, ma hanno sequestrato «computer, attrezzature per l’addestramento militare, uniformi e opuscoli di propaganda dell’Isis». Uno dei due uomini finiti in cella sarebbe «un dirigente» che non disdegnava l’attività di «reclutamento di jihadisti per azioni da commettere in qualità di autore o coautore». Il secondo è accusato di aver minacciato attentati e di aver «partecipato alle attività di un gruppo terrorista». Il livello di allerta per i commissariati e per i militari in servizio di ordine pubblico è stato elevato al terzo livello su quattro. La Squadra di Reazione Rapida è in preallarme. Gli agenti dovranno pattugliare le strade in coppia. Tutte le informazioni confluiranno in una nuova «banca dati dinamica».
SEMPRE IERI un portavoce del Pentagono, il colonnello Steve Warren, ha comunicato che sono stati uccisi in Siria e a Mosul, in Iraq, due militanti dell’Isis coinvolti nella strage al Bataclan di Parigi, 87 vittime. Charaffe al Mouadan, 27 anni, nome di battaglia «Souleymane», era un amico d’infanzia di Samy Amimor, uno dei tre kamikaze che seminarono morte nel teatro. Mouadan e Amimor erano cresciuti assieme a Drancy, vicino a Saint Denis, il comune a nord di Parigi nel quale gli investigatori scovarono e uccisero Abdel Hamid Abaaoud, il cervello della carneficina. Al Mouadan si addestrava al tiro nel poligono dell’Associazione Nazionale della polizia. Nell’estate del 2013 è partito per la Siria. Lì è stato ucciso giovedì scorso. Assieme ad Abaaoud sarebbe il regista degli attacchi che costarono la vita a 130 persone il 13 novembre. Due giorni dopo è stato ucciso a Mosul Abdul Qader Hakim. Secondo il portavoce del Pentagono era un componente della cellula che pianificava le azioni degli uomini in nero all’estero, in particolare in Europa. Warren ha riferito che fra gli altri otto capi dell’Isis fulminati dai caccia o dai droni nell’ultimo mese c’è anche un ricercatissimo hacker dell’Isis, il bengalese Siful Haq Sujen, «un cruciale anello di congiunzione fra i diversi network» della galassia votata al terrorismo jihadista. Al Mouadan è stato identificato grazie a un sopravvissuto all’eccidio del Bataclan. Il testimone ha riferito di aver sentito uno dei due kamikaze, quello più alto di statura, chiedere al suo complice se intendesse «chiamare Souleymane».
AD ABU DHABI sono scattate le manette per un sospetto «soldato» dell’Isis accusato di aver progettato un attentato sulla pista di Formula Uno di Yas Marina e un attacco a una base statunitense. La moglie dell’arrestato, Alaa Bader al Hashemi, era stata giustiziata in luglio per aver ucciso in un centro commerciale Ibolya Ryan, un’insegnante statunitense di 47 anni. L’uomo si proclama innocente.
Resto del Carlino