Bruxelles, Trump getta “benzina sul fuoco” della tensione e sprona la Nato: “Si abbattano i jet russi…”

La tensione tra Russia e Occidente si è riaccesa con nuove dichiarazioni forti. Dopo l’incontro a New York con Volodymyr Zelensky, Donald Trump ha invitato i Paesi della Nato ad abbattere i velivoli russi in caso di violazione dello spazio aereo. “Mosca combatte senza meta da anni, sembra una tigre di carta”, ha attaccato l’ex presidente americano, oggi tornato al centro del dibattito internazionale.

In un post su Truth, Trump ha aggiunto che l’Ucraina, con il sostegno Nato ed europeo, “ha la possibilità di riconquistare i propri territori”, spiegando che i russi – a suo dire – avrebbero già dovuto chiudere la guerra da tempo se fossero stati una vera potenza militare. “Putin e la Russia sono in grande difficoltà economiche – ha affermato – e ora è il momento che Kiev agisca”.

Le sue parole arrivano in un contesto di crescente tensione: prima i droni in Polonia, poi i Mig avvistati nei cieli dell’Estonia e, più di recente, movimenti non attribuiti nei cieli tra Danimarca e Nord Europa. Per la seconda volta in poche settimane, un Paese alleato (questa volta Tallinn) ha evocato l’articolo 4 del Trattato, che consente consultazioni d’urgenza tra membri della Nato.

Al quartier generale di Bruxelles, però, prevale la cautela. Il Consiglio Atlantico ha approvato una dichiarazione dura verso Mosca, ribadendo che l’Alleanza utilizzerà “tutti gli strumenti, militari e non, per difendersi e scoraggiare qualsiasi minaccia”. Ma non si è arrivati a un via libera operativo per abbattere i jet russi: la parola d’ordine resta proporzionalità.

Il segretario generale Mark Rutte, incalzato in conferenza stampa, ha chiarito: “Se necessario difenderemo le nostre città e la nostra gente. Ma questo non significa che ogni sconfinamento sarà affrontato con il fuoco: reagiremo con calma, determinazione e misura”.

Secondo fonti diplomatiche, il Cremlino non starebbe preparando un attacco diretto alla Nato, mentre attacchi informatici e provocazioni nello spazio aereo vengono intesi più come pressioni sistematiche e strumenti di propaganda interna di Putin.

La prudenza dell’Alleanza riflette la consapevolezza che ogni passo può trasformarsi in un incidente internazionale. È il delicato equilibrio già visto nel 2015, quando la Turchia abbatté un jet russo: allora gli Stati Uniti chiarirono subito che l’articolo 5 non sarebbe stato invocato.

Oggi come allora, la Nato ribadisce la fermezza sulla difesa collettiva, ma lascia intendere che il peso di ogni decisione resterà prima di tutto politico, non meccanico, e soprattutto non automatico.