Bruxelles. Voli in Europa, scatta il giro di vite Chi prende l’aereo sarà schedato

aereoI DATI di chi viaggia in aereo dentro e fuori dell’Ue verranno presi e conservati, per poterli scambiare tra governi e forze di sicurezza. Di fronte alla crisi dei migranti e alla minaccia terroristica l’Europa si arrocca, procedendo a quella che ha l’aria di una vera e propria «schedatura» dei cittadini europei e spingendo per reintrodurre i controlli alle frontiere per oltre sei mesi in caso di crisi, e ripensando ai principi di Schengen. I ministri degli Interni dell’Ue riuniti a Bruxelles hanno raggiunto un accordo sui dossier del Pnr, il registro dei dati personali dei passeggeri aerei. Ritenuto praticamente da tutti elemento utile a «prevenire, identificare, e perseguire minacce terroristiche e forme gravi di crimini», il Pnr obbligherà le compagnie aree a raccogliere i dati di quanti viaggiano in entrata e in uscita dall’Ue, e trasmetterli a una speciale «unità per le informazioni dei passeggeri» che ogni Stato membro dovrà istituire con all’interno obbligatoriamente un garante della protezione dei dati personali.

I DATI SARANNO contenuti in un database, dove resteranno de- criptati per sei mesi, dopo i quali verranno oscurati. Per i quattro anni e mezzo successivi saranno comunque a disposizione, ma l’accesso sarà sottoposto a «procedura più severa». I dati non saranno solamente quelli anagrafici, si raccoglieranno anche «altre informazioni importanti», ha sottolineato il ministro degli Interni Angelino Alfano senza entrare nel merito. Nella pratica vuol dire che tutti i dati utilizzati per l’acquisto del biglietto (carta di credito, numero di telefono, domicilio e indirizzo di residenza) resteranno immagazzinati per essere messi a disposizione di tutte le autorità di sicurezza degli Stati membri e dei Paesi terzi «per indagini e per accuse particolari», senza che i ministri spieghino cosa significhi il termine «particolari».

IL TESTO finirà prima all’attenzione della commissione Libertà civili del Parlamento europeo (10 dicembre), poi a quello dell’Aula (seconda metà di gennaio), ma i negoziatori parlamentari hanno già fatto sapere che lo voteranno. Intanto l’idea di Schengen e il principio della libera circolazione iniziano a scricchiolare. Il ministro Jean Asselborn nega: «La presidenza lussemburghese non ha mai parlato di reintrodurre i controlli alle frontiere interne per due anni», come è circolato insistentemente in questi giorni, però l’idea di Schengen viene rimessa in discussione. In caso di minaccia grave per la sicurezza o l’ordine pubblico si possono reintrodurre controlli alle frontiere per trenta giorni, rinnovabili fino a una massimo di sei. Per stessa ammissione di Asselborn i ministri «sono d’accordo ad avere un quadro comune per procedere coi controlli oltre i sei mesi» previsti in caso di situazioni che mettono a rischio il funzionamento dell’area Schengen. È Schengen che viene rimesso in discussione. Alfano invece rimette in discussione la strategia dell’Ue. «Non abbiamo problemi ad aprire il secondo centro di identificazione e smistamento, ma vogliamo vedere progressi nei rimpatri e nei ricollocamenti».

Resto del Carlino