Il re delle coop accusa: “Quelli della Cascina in contatto con l’ex ministro, gli pagavano le campagne elettorali”. E sul leader Ncd: “Avevano creato il sistema del Cara in Sicilia”.
Roma – La sua frase «sul Cara di Mineo casca il governo» ha creato a Salvatore Buzzi qualche problema nel carcere sardo dove è rinchiuso per Mafia Capitale.
È lui stesso a raccontarlo in uno dei cinque interrogatori resi tra giugno e luglio al pm Paolo Ielo e al procuratore aggiunto Michele Prestipino nei quali ha svelato il diffuso «sistema» della corruzione della politica romana in cambio di appalti. Ai magistrati racconta che in carcere si è creata una vera e propria «psicosi» e che il suo compagno di cella, dentro per traffico di droga, è preoccupatissimo: «Ah, mo tu rientri qui i servizi segreti, Alfano, ci ammazzano a tutti e due, perché non te ne vai?». E il comandante che al suo ritorno dall’interrogatorio gli chiede se è sicuro di voler rientrare in sezione. I magistrati ascoltano lo sfogo di Buzzi e gli consigliano di parlare il meno possibile.
Poi l’interrogatorio, che era partito dagli appalti del Comune di Roma, punta alla gara di Mineo, per la quale è indagato il sottosegretario Giuseppe Castiglione. Anche di lui parla Buzzi, seppur le sue dichiarazioni debbano essere ancora verificate dalla Procura. Molte delle cose che il ras delle cooperative racconta su Mineo sostiene di averle sapute da Luca Odevaine. E racconta del «famoso pranzo» con la sedia vuota in cui Castiglione avrebbe detto che era per «quello che deve vincere la gara». Una sedia che poi, dice, sarebbe stata riempita.
Buzzi racconta di Odevaine, che prendeva 10mila euro al mese dalla cooperativa «La Cascina» che gestisce il Cara perché gli faceva vincere le gare e dei 100mila euro che gli doveva dare la coop bianca, in ritardo a suo dire di dieci mesi nei pagamenti. Ma il vicepresidente della coop, Ferrara, si arrabbia. E dice: «Sta sempre a chiedé, gli abbiamo pure ristrutturato un appartamento in via Sicilia». E proprio Ferrara avrebbe raccontato a Buzzi che, anche se Odevaine era nella commissione che aggiudicava gli appalti, loro non ne avrebbero avuto bisogno perché avevano rapporti con Maurizio Lupi, «al quale finanziavano le campagne elettorali, perché lui il ministro Lupi è vicino a Comunione e Liberazione quindi aveva messo in contatto…». Ma il ras delle coop dice di non sapere se i finanziamenti fossero in bianco o in nero. Lupi, dice, li aveva messi in contatto con Pizzarotti, il proprietario del residence individuato dal governo per ospitare alcune migliaia di migranti. Il Giornale.it