Caccia a Salah. E c’è un secondo terrorista in fuga

salahL’uomo sarebbe stato tra i componenti del commando a bordo della Seat nera che venerdì scorso ha fatto strage a Parigi. Nel covo dei kamikaze trovate anche siringhe, aghi corti e fili da intubazione.

Non solo Salah Abdeslam, anche un secondo pericoloso terrorista è in fuga. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo sarebbe stato tra i componenti del commando a bordo della Seat nera che venerdì scorso ha trucidato decine di innocenti nei bar e ristoranti nel centro di Parigi. L’auspicio è che le tracce del dna rilevate all’interno del veicolo ritrovato carico di kalashnikov a Montreuil possano permettere di risalire all’identità di questo nono autore delle stragi ancora a piede libero.

L’APPELLO DEL FRATELLO: “ARRENDITI”

Un’altra Clio nera sospetta noleggiata in Belgio è stata ritrovata questa mattina nei pressi del Boulevard Ornano, nel diciottesimo arrondissement a nord di Parigi. Tra le ipotesi anche la possibilità di un assalto al vicino quartiere di Montmartre e del Sacro cuore, tra i siti più turistici della capitale. «Altri attentati sono senza dubbio in preparazione», ha avvertito il premier, Manuel Valls, garantendo a chiare lettere che nella Francia in guerra blindata con i militari in strada si lavora a pieno regime per ripristinare la sicurezza. Intanto, in un’intervista esclusiva realizzata a Bruxelles da BFM-TV, Mohamed Abdeslam, fratello di Salah e del kamikaze Brahim (quest’ultimo si è fatto saltare in aria al Comptoir Voltaire) ha chiesto al ricercato numero uno di «consegnarsi alla polizia».

KAMIKAZE DROGATI?

Due giorni prima della mattanza Salah, 27 anni, e i suoi compagni jihadisti si erano rintanati in un albergo di Alfrotville, nella banlieue di Parigi. Nelle stanze 311 e 312 dell’Hotel Appart’City prenotate direttamente con la carta di credito con il primo dei terroristi in fuga attraverso il sito Booking.com è stato ritrovato un lotto di siringhe, aghi corti e fili da intubazione sparsi sul tavolo tondo del salone. Le analisi della scientifica devono determinare se questo materiale medico sia servito a confezionare le cinture esplosive dei kamikaze o ad iniezioni ipodermiche. «E se i killer si fossero drogati?», si chiede la tv transalpina tracciando un parallelo con quei combattenti dell’Isis che fanno uso di stupefacenti prima di passare al martirio. Uno dei testimoni presenti venerdì sera al Bataclan notò che i kamikaze «avevano facce da morti-viventi».