Cresce ancora il numero dei negozi monomarca griffati Marlù. Inaugurato a Cagliari, lo scorso fine settimana, il trentaduesimo Store del marchio di gioielli creato dalle tre sorelle Fabbri. Sette giorni prima era accaduto al n°31 di Carpi (Emilia Romagna).
In soli 4 anni, le vetrine illuminata esclusivamente Marlù aprono in 11 differenti regioni (Emilia Romagna, Veneto, Campania, Lombardia, Basilicata, Sardegna, Sicilia, Umbria, Lazio, Marche, San Marino)
San Marino, 16 dicembre 2019 – Crescita e diffusione sono costanti anno dopo anno. Le collezioni di monili prêt-à-porter creati dalle tre sorelle Morena, Monica e Marta Fabbri, sono la nuova tendenza del gioiello alla portata di ogni persona. Preziosi non per il valore dei loro materiali, ma per l’emozioni e i sentimenti che offrono a chi scegli di indossarli.
E ieri nel centro della città (Via Garibaldi) nel cuore del quartiere dello shopping cagliaritano, i negozi monomarca “Marlù”, hanno raggiunto quota 32. Traguardo raggiunto in meno di 5 anni dall’inaugurazione del primo store “Marlù” di Riccione.
“Il nostro modo di relazionarci col pubblico, punta sempre all’interazione con le persone. Non pensiamo al marketing come induzione di bisogni ma come soddisfazione di bisogni – spiega Marta Fabbri responsabile comunicazione Marlù – le nostre campagne di comunicazione, la partecipazione a XF13, i 4 milioni di ragazzi che ci hanno seguito on line e i diecimila in piazza durante il Love tour di quest’autunno, dimostrano come attorno a Marlù si sia creata una grande community d’interessi”.
“Cerchiamo di cogliere e rispettare la diversità, e l’unicità di ogni persona. A noi interessano i loro stati d’animo, ciò che sentono e vivono. Cerchiamo di interpretare tutto questo, sempre con messaggi positivi, in ognuno dei nostri gioielli. Chi entra nello store di Cagliari coglie subito quest’a approccio. I monili sono sempre a vista, si possono toccare, scegliere in modo diretto e senza mediazioni. Anche in un momento come l’acquisto, per noi la persona è sempre la vera protagonista”, conclude Marta Fabbri.