
PERÒ CI SI CHIEDE quanto Balotelli dovrà ancora fare anticamera tra le quinte prima di tornare a diventare un valido argomento per l’attacco. La pubalgia, dalla quale l’afrobresciano sta uscendo con molta pazienza e molta fisioterapia, è una brutta bestia davvero. Si sa quando si manifesta (dolorasamente e in parti delicate) ma non si sa, o quasi, quando molla la presa. Leonardo de Araujo, che ne soffriva stoicamente quando era un calciatore, soleva allargare le braccia e stringer qualcos’altro, filosofeggiando: «Con la pubalgia si deve imparare a convivere». Così per Balo: il suo rientro in postura eretta è già slittato due volte e si spera che possa essere della partita, almeno in panca, a cominciare dal confronto con l’Atalanta, a sa Siro, tra una settimana. O, più ragionevolmente, il 21 novembre prossimo venturo, contro la Juventus a Torino. Nessuno si sbilancia: i dolori del giovane Mario sono tenuti sotto stretto controllo, una marcatura a uomo. Così come le cure del caso. Mario è un professonista vero, non è nemmeno il caso di sottolinearlo, anche nel fastidio acuto della pubalgia. L’altro giorno in visita pastorale a Milanello, Silvio Berusconi ha avuto parole di incoraggiamento anche per il figliul prodigo rossonero, auspicando anzi di rivederlo in campo in costante propensione offensiva. Allo stato dell’arte, c’è però Bacca che si è reincastonato nel tridente, dopo essere sato obnubilato temporaneamente proprio da Mario, e la stessa cosa era capitata a Luiz Adriano. Poi la pubaglia e le scelte tattiche hanno cambiato discorsi…