Calcio. Bologna, anno magico

masinaIL SUO 2015 è da ritagliare, infilare in un quadretto e sistemare sulla mensola del salotto: tutt’al più provvederà nonna Teresa, «la mia archivista personale», come la definisce Adam Masina. Dopodomani il ‘Maso’ compie 22 anni, ma dei ventidue in archivio ce n’è uno più memorabile di tutti. «Quando a fine carriera penserò a un anno speciale non potrò non ricordare questo 2015», racconta in questa intervista esclusiva concessa al ‘Carlino’ il ragazzo di San Venanzio di Galliera.
Da Galliera al Meazza (il 6 gennaio c’è Milan-Bologna) in poco più di dodici mesi: anche se tutto cominciò al Partenio.
«Vero: mi ha spianato la strada l’infortunio di Morleo con l’Avellino. Era il 19 dicembre 2014, fin lì non avevo praticamente mai giocato e il mercato era alle porte: insieme al mio procuratore ci stavamo guardando in giro. Poi Archimede si è infortunato al ginocchio e la partita dopo l’ho giocata da titolare con la Pro Vercelli».
Quello era il Bologna che a giugno riuscì a mettere la testa fuori dal girone infernale della B.
«Grazie a un gruppo straordinario e alla bravura di chi lo aveva assemblato: Fusco è stato un mago».
Flash del 9 giugno, notte della riconquista della A.
«L’ho vista dalla panchina: una sofferenza indicibile. Lì ho capito che è meglio sbagliare ma stare in campo piuttosto che vedere i tuoi compagni lottare e non poter dare loro una mano».
Però è stata più dura dopo l’inizio-choc di campionato, quando il Bologna di Rossi durava un’ora e poi si scioglieva.
«Tanti ragazzi giovani, tanti esordienti in serie A: inevitabile che ci servisse un po’ di rodaggio».
Erano i giorni in cui si diceva: bravo quel Masina, ma troppo acerbo per la A.
«E’ stato un periodo pesante. Perché hai un bel da dire che bisogna essere bravi a farsi scivolare addosso le critiche: certi giudizi negativi ti toccano».
Poi è arrivato un altro mago: Roberto Donadoni. Qual è stata la sua parolina magica?
«Ci ha chiesto di essere più arrembanti, di pensare più a fare gol che preoccuparci di prenderlo».
E a lei cosa ha detto?
«Più o meno la stessa cosa: Adam, tu devi soprattutto spingere».
E lei?
«Felice come una Pasqua: la porta avversaria è il mio habitat. Forse perché nasco attaccante e fu Fabio Gallo, in Lega Pro alla Giacomense, a trasformarmi in terzino».
Due gol quasi al giro di boa: obiettivo?
«A maggio mi piacerebbe arrivare a cinque».
Le piacerebbe di più arrivare in Nazionale maggiore e alzare una Coppa del mondo, come ha rivelato di recente.
«Confermo: ho sempre nella testa l’immagine di Cannavaro a Germania 2006. All’azzurro ci penso».
Meglio pensare al Milan, vostro prossimo avversario al Meazza.
«Dopo l’Olimpico di Roma e lo Juventus Stadium scoprirò un altro tempio del calcio. Meglio adesso che all’Olimpico, però: perché oggi so che in questa serie A ci posso stare».
Qual è il compagno che l’ha stupita di più?
«Diawara. In ritiro avevo capito che aveva dei numeri, ma che potesse crescere così in fretta non me l’aspettavo proprio».