Calcio. Bologna – Empoli da Champions

Donadoni-744x445QUAL È il segreto del Nuovo Bologna Paradiso targato Roberto Donadoni, che da quando il bergamasco ha preso il posto di Delio Rossi in panchina viaggia alla strabiliante media di 2,16 punti a partita (13 raccolti in 6 gare) verso una meta che a questo punto non potrà essere solo una semplice salvezza?
Analizzando a mente fredda i novanta minuti in casa Genoa, la risposta chiama in causa molti ingredienti. Su tutti: mentalità, carattere, solidità difensiva, killer instinct. E pure un pizzico di fortuna, che in certi casi non guasta mai.
Del resto, non c’è impresa sportiva che non sia anche un po’ baciata dalla buona sorte. Lo sosteneva Arrigo Sacchi, uno che di imprese in carriera ne ha firmate parecchie e che di Donadoni è stato maestro al Milan: «Per fare calcio servono occhio, pazienza e bus de c…».
Anche carattere comincia per ‘c’. E ne serviva parecchio, sabato, per reggere l’onda d’urto di un Genoa che nel primo tempo aveva gli occhi della tigre: un sorso di Mirante, un goccio di Rossettini e passa la paura. Adesso farsi prendere dalla paura di retrocedere, col Frosinone a distanza di sicurezza di 5 punti (che salgono a 6 se si considera che il Bologna ha battuto i ciociari nello scontro diretto) e un folto gruppo che fa da cuscinetto di sicurezza, sarebbe fuori luogo.
PIÙ FACILE farsi tentare dal voglino d’Europa, considerato che da quando Donadoni si è seduto sulla panca di Casteldebole (era appena il 28 ottobre) i rossoblù viaggiano a un ritmo Champions. Tredici punti in 6 partite non solo polverizzano tutti i precedenti record di subentri rossoblù in panchina (da Pioli a Malesani, per stare ai più recenti), ma segnano un passo da alta classifica: nella stessa striscia di partite, come si legge qui a fianco, solo Juventus e Inter nell’ultimo mese e mezzo hanno macinato più punti dei rossoblù.
Occhio, però, perché 13 punti nelle ultime 6 partite li ha raccolti anche l’Empoli di Giampaolo. E così, se quando a fine luglio uscirono i calendari il Bologna-Empoli di sabato poteva essere tranquillamente derubricato a partita dallo scarso appeal, adesso è diventato il derby delle due squadre sulla cresta dell’onda: chi lo vince può definitivamente mettere in soffitta le ansie da retrocessione e spiccare il volo verso impensabili orizzonti di gloria.
Del resto, a inanellare vittorie su vittorie le prospettive cambiano rapidamente. Meno di due mesi fa, alla vigilia del derby col Carpi, si paventava che una sconfitta al Braglia avrebbe reso un miraggio anche solo chiudere il girone d’andata a quota 15.
Oggi che i punti sono 19 a tre giornate dal giro di boa, ci si può sbizzarrire col pallottoliere, ma la sostanza non cambia: l’arrivo di Donadoni ha impresso una svolta clamorosa. Per fortuna che due mesi fa, quando saltò Rossi, Mihajlovic ebbe un sussulto (illusorio, come dimostra il seguito della storia) di vittorie, tenendosi stretta la panchina del Milan: il rischio di vedere Donadoni sulla panca rossonera c’è stato.
E invece ‘Osso’ (come lo chiamavano a Milanello) è qui, blindato da un contratto che scade nel giugno 2017. E pronto, con la benedizione di Saputo, ad aprire un ciclo.

Resto del Carlino