Calcio. Capodanno con le valigie pronte per molti in serie A: anche Garcia, Valdifiori e Hernanes in partenza

garcia«ASHLEY facce vince!». Così urlò il tifoso della Roma – anzi, ‘fan’, secondo il linguaggio american-trigoriano – il 7 luglio 2014 all’aeroporto di Fiumicino. Quel tifoso (anzi, ‘fan’), era uno dei tanti sacerdoti dell’entusiasmo per lo sbarco di Ashley Cole, ex Chelsea forse un po’ smunto, ma carico di fascino (per le signorine) e gloria. Quel giorno, Cole il bello firmò un contratto biennale da 2,3 milioni a stagione. Niente male per una vita alla Audrey.
Sì, Audrey Hepburn, mito del cinema e star di ‘Vacanze Romane’. Duecentomila euro al mese per girare Roma da turista, consolandosi – si narra – con bellezze mozzafiato. Ah sì, sarà utile ricordare a quel tifoso – anzi, ‘fan’ – che Cole e la Roma americana fin qui non hanno vinto nulla.
A Trigoria, dove il dio denaro governa impulsi e sentimenti, si sarebbero liberati volentieri di Rudi Garcia, allenatore e fidanzato in casa con la bella conduttrice del canale domestico. La Roma gioca male, non ha vinto per un mese e mezzo, scivola giù in classifica anche se, grazie all’ex Luis Enrique, s’è qualificata per gli ottavi di Champions. Si narra che il presidente James Pallotta se ne sarebbe liberato già in estate. Eppoi che fosse lì lì per cacciarlo un paio di volte nelle ultime settimane. Perché ha resistito? Garcia guadagna circa 2,5 milioni netti a stagione fino al 2018, e cacciarlo significherebbe dover affrontare un’emorragia di cassa, al lordo, di circa 16 milioni. Quindi, l’ex Lille resta. Così come resta Maicon, carico di gloria (passata, come Cole) e costoso orpello per Garcia, al punto da costringerlo a trasformare Florenzi in un terzino per tappare la voragine.
E siamo al Napoli. Ricordate Zuniga? Lo volevano in tanti e sbattevano sul muro dell’incedibilità. Oggi è un peso, un separato in casa, al pari del povero Henrique, jolly prezioso per Benitez, inutile e ingombrante per Maurizio Sarri. E Valdifiori? Sembrava che a Napoli senza il pupillo del tecnico non si potesse giocare a calcio. Il ritorno di Jorginho è bastato a emarginarlo, con tanto di mazzata del suo mentore: «È diventato lento di idee».

SE AL MILAN gli indesiderati si chiamano Diego Lopez, Zapata, Cerci, sull’altra sponda del Meazza è sempre alla ribalta la questione Ranocchia e ci si chiede che acquisto sia Montoya. E a proposito di spagnoli, il celebratissimo Mario Suarez, protagonista del Super Atletico Madrid e fiore all’occhiello della campagna acquisti viola, fin qui s’è visto poco e male. Logico che sia precipitato nelle gerarchie di Paulo Sousa, al pari di Pepito Rossi, costretto a cambiare aria perché chiuso da Kalinic e Babacar.
«Hernanes non è un fenomeno», così Beppe Marotta ha bollato il tragico acquisto del Profeta, utile per Allegri come un ghiacciolo al Polo Nord. Se al Bologna s’è eclissato Pazzini, a Torino c’è Amauri tra gli scomparsi di lusso. Soffre anche Pazzini che, lasciata Milano, pensava di trovare spazio a Verona. Macché. A Roma, sponda Lotito, c’è un altro caso non da poco, Ravel Morrison da Manchester. Il nuovo Gascoigne, diceva qualcuno, ma gli appena 51 minuti giocati in campionato, raccontano tutta un’altra storia.

Tutto Sport