DOPO AVER riacceso la squadra, che in sei giorni ha raddoppiato il bottino di punti che con Rossi al timone aveva raccolto in due mesi, Roberto Donadoni adesso prova a riaccendere il Dall’Ara. Già perché se fino a ieri il cruccio (eufemismo) principale di Saputo era una classifica da pianto greco, subito a ruota veniva (e viene) il Dall’Ara a due facce: affollato di presenze e passionale in curva Bulgarelli, appena sufficiente tra tribuna e zona centrale dei distinti, ma desolatamente semi deserto in tutti gli altri settori.
D’ACCORDO che la metamorfosi del tifoso da stadio in tifoso da poltrona (e col telecomando in mano) è un fenomeno preoccupante che avviene su scala nazionale. Ma qui va in direzione esattamente opposta agli sforzi dell’azionista di maggioranza canadese, che in estate ha staccato un assegno da 5 milioni «per cominciare a rendere il Dall’Ara più accogliente» e che presto, una volta che avrà esaminato a fondo il progetto dell’architetto Gino Zavanella (che da mesi sul tema stadio lavora in simbiosi con l’ad rossoblù Claudio Fenucci), dovrà decidere se confermare il Dall’Ara come casa rossoblù negli anni a venire (ipotesi al momento prevalente) oppure se abbandonarlo costruendo un nuovo impianto.
L’ora delle decisioni è vicina, anche se non quanto la sfida con la Roma, che a sette giorni dal calcio d’inizio garantisce già un colpo d’occhio da ventimila spettatori. Di questo passo, una volta esaurita l’onda lunga dell’Italia di Conte che sarà di scena martedì notte al Dall’Ara, il cassiere rossoblù potrebbe anche occhieggiare la prospettiva di un incasso (quasi) da tutto esaurito. Sarebbe ossigeno puro: non tanto per le casse di Casteldebole, mai così floride come in questa fase storica, quanto per l’immagine che del club intende dare la governance rossoblù, Saputo in testa.
L’idea di un Bologna che cresce sul campo e che cala nelle presenze allo stadio è abbastanza fastidiosa per chiunque: figurarsi per un proprietario che a Montreal ha costruito la filosofia degli Impact attorno a un impianto, lo ‘Stade Saputo’, realizzato e sviluppato ad uso e consumo delle famiglie. Certo, il pessimo inizio di campionato dei rossoblù non ha agevolato la corsa al botteghino, già appesantita dalla disaffezione da stadio che si registra in tutte le piazze. Il risultato è che quello che due anni fa si congedò dalla serie A come il decimo pubblico della categoria (e una media di poco più di 21 mila spettatori nelle partite casalinghe) dopo le prime 6 partite della ritrovata serie A ha perso tre posizioni in classifica, scivolando al tredicesimo posto e venendo scavalcato da piazze come Palermo e Verona.
AD ALLARMARE è soprattutto l’emorragia di spettatori: i 16.856 che rappresentano la media delle presenze con Sassuolo, Frosinone, Udinese, Palermo, Inter e Atalanta, non sono tanti di più dei 15.177 fatti registrare lo scorso anno in B. Ben venga dunque il pienone annunciato con la Roma. Se poi da qui in avanti verranno anche altri punti in classifica e il bel gioco, Donadoni avrà vinto su tutta la linea. E anche il Bologna-Juve di due anni fa che fece crollare il muro del milione di incasso (1.026.415 euro per la precisione) non resterà un episodio isolato.
